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Parla Andreazzoli: “A Roma passai da fenomeno a inadeguato”

Parla il tecnico dell’Empoli alla vigilia della sfida con la Roma

Aurelio Andreazzoli e la Roma, un capitolo della sua vita che non smette di aggiornarsi. Domani la sfida al Castellani, oggi ne parla su due quotidiani. Ecco uno stralcio delle sue parole.

La personalità dell’Empoli dipende dalle certezze che dà il gioco?
«Esatto. I giocatori non dimenticheranno mai il modo in cui hanno vinto in casa di Juve e Napoli. E così sfideranno la Roma con la fiducia di batterla».

Perché dell’esperienza con la Roma viene ricordata solo la finale di coppa Italia e non tutto il resto, come la vittoria sulla Juve e la rimonta in classifica?
«Perché il mondo del calcio spesso manda messaggi superficiali per arrivare alla pancia del tifoso. Un giudizio oggettivo dipende dalla voglia di trasmettere la curiosità, le difficoltà, le bellezze. A Roma passai da inadeguato a fenomeno e poi di nuovo a inadeguato: non ci restai male perché do peso solo al giudizio di chi mi conosce».

La finale di coppa Italia 2013 Roma-Lazio e Inter-Empoli 2019: le due partite che avrebbero potuto colorare la sua carriera in modo diverso sono state decise anche da un palo. Ci pensa spesso?
«Il destino a volte è in mano a situazioni impercettibili. Ma io cerco di basare il lavoro su cose che possono essere sotto il mio controllo. Provo a indirizzare il destino, quello sì». Lo ha detto a “La Gazzetta dello Sport”.

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Che impressione le ha fatto la Roma di giovedì?
«Una squadra che ha individualità notevoli, che può cambiare la partita in qualsiasi momento, al di là degli aspetti tattici. Ha giocatori di valore dappertutto».

Domenica le mancheranno diversi giocatori
«Abbiamo qualche infortunio che si trascina ancora per un po’. Luperto, Parisi, Di Francesco e Haas non recuperano e ci saranno dopo la sosta. Sono calciatori importanti, ma noi non abbiamo nemmeno un titolare. Ci mancheranno, sono tutti ragazzi che hanno dato un bel contributo. Forse solo Vicario è titolare, diciamo che tra i giocatori di movimento non ci sono titolari. Riusciamo a cambiare quattro, cinque o sei giocatori a partita. Questa gestione funziona perché si sentono tutti coinvolti a partecipare, credo che la squadra ne tragga beneficio. Anche i grandi club si gestiscono così, sono tutti titolari. Come cambi trovi sempre tanta qualità, poi è chiaro che in un gruppo c’è sempre qualche giocatore che fa più minuti degli altri. Un grande club ha ancora più necessità di fare un lavoro del genere, con tanti impegni, compresa la Nazionale. Per noi già la Coppa Italia è stata quasi un disturbo».

Come proverà a battere la Roma?
«Non è possibile competere con la Roma se non metti in gioco situazioni fuori dalla normalità. Se competi al livello di valori hai perso. Quindi devo trovare la maniera per tentare di abbassare il loro valore. Bisogna cercare di tenere altre le nostre percentuali, anche con quelle che sono le doti morali, con il sacrificio e la corsa. Quando la partita comincia devi pensare a esaltarti. Se ce la fai ti salvi, altrimenti perdi e contro la Roma ci può stare. E’ successo all’andata, ma giocammo per non perdere. Ma se noi giochiamo per non perdere perdiamo, se giochiamo per vincere possiamo salvarci». Lo ha dichiarato a “Il Corriere dello Sport”.

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