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Lo Special One ha voluto stimolare il bomber inglese

Mourinho alza il tiro. Lo fa, alla vigilia del match con l’Empoli dell’ex Andreazzoli, chiamando in causa il calciatore che al momento è al di sopra di ogni critica: “Abraham? Onestamente mi aspetto di più, ha margine per migliorare. Non solo a livello numerico, perché i numeri sono buoni anche con tanti pali e senza rigori calciati. Mi riferisco all’aspetto qualitativo“. Il messaggio è soltanto apparentemente rivolto all’inglese.

José torna infatti sul concetto di qualità, già affrontato dopo la partita con il Lecce: “Dico questo perché bisogna capire dove possiamo arrivare noi con Tammy e dove può arrivare lui con noi. Siamo tutti insieme e speriamo che la crescita delle individualità vada di pari passo con quella della squadra“. Inutile sorprendersi, ha sempre ragionato così.

A Roma ha appena iniziato il suo percorso. Più che nell’idea di gioco, la mano si vede in come sta rivoluzionando la rosa. Dal suo arrivo, sono già 6 i volti nuovi (Rui Patricio, Maitland–Niles, Sergio Oliveira, Abraham, Shomurodov e Viña) più Felix, pescato in Primavera. Vorrebbe accelerare il processo di trasformazione, per questo ritorna (parzialmente) sulle dichiarazioni di un paio di settimane fa: “Forse ho sbagliato a dire che il mercato era chiuso. Fino al 31 gennaio è aperto. Poi io non mi aspetto qualcosa in più, ma il mercato è aperto“.

Gioca con le parole. Della serie: non si attende nulla ma non si aspettava nemmeno l’arrivo di Sergio Oliveira. Anche perché la rosa va migliorata. Proprio per questo motivo, non vuole prendere in considerazione altre uscite: “Perez? Veretout? Abbiamo bisogno di una squadra più folta e non di gente che parte. Come giudico la nostra squadra? Penso che la classifica dica la realtà. Oscilliamo tra il quinto e il settimo posto, siamo lì. Ci sono quattro o cinque squadre che come rosa ed esperienza ci sono davanti. Possiamo raggiungerle? Sì, ovviamente, magari la prossima stagione“. Riassumendo: tempo, investimenti e crescita del gruppo attuale (l’emblema è Kumbulla: “Prima non aveva la mia totale fiducia, ora sì“), nessuno escluso. Non c’è altra strada. Lo scrive “Il Messaggero”.

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