Rimane la Conference League per dare un senso alla stagione
Il vecchio e pungente José Mourinho avrebbe usato una celebre frase, a lui molto cara, per descrivere l’attuale stagione della sua prima Roma: c’è aria di “zero tituli”. Non che i Friedkin si aspettassero subito un trofeo, ma con un campionato all’insegna della mediocrità, dove la squadra è impantanata tra il sesto e il settimo posto, con l’orizzonte sfocato della quarta posizione occupata dalla Juventus, la Coppa Italia ha raccontato come la creatura dello Special One non solo non sia ancora attrezzata per vincere, ma soprattutto ancora lontana dal poter competere.
E la differenza è notevole e non di poco conto. Nessuno a Trigoria, alla vigilia del quarto di finale di Coppa Italia, pretendeva il passaggio del turno o pensava ad un incontro alla portata della squadra giallorossa, vista la forza dell’Inter di Inzaghi, ma non ci si aspettava che il divario di tenuta mentale e di voglia di vincere fosse ancora così ampio.
Nelle partite dove sale il livello dell’avversario, la Roma continua a mancare clamorosamente, con l’eccezione (che conferma tristemente la regola) della sfida di Bergamo con l’Atalanta, unico successo stagionale con una squadra che la precede in classifica.
Con l’Inter sono arrivati due ko, come con la Juventus, sconfitta anche con la Lazio e con il Milan, un pari a reti inviolate con il Napoli. Un bottino davvero magro che evidenzia la distanza dalle posizioni che contano, divario che non possono colmare all’improvviso gli arrivi di Sergio Oliveira e Maitland–Niles, ma per altri rinforzi occorre attendere l’estate. Così l’unica speranza per dar forza al progetto, mantenere viva la stagione e tenere alto il morale del gruppo è la Conference League. Lo scrive “La Repubblica”.