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Genio Pellegrini, stile Koopmeiners: Roma e Atalanta puntano sul sette

La sfida dei numeri 7 all’Olimpico

A chi vogliamo prestare fede? Alla Smorfia napoletana oppure allo spiritualismo transreligioso? Pensando a quei due numeri 7 che domani scorrazzeranno sul prato dell’Olimpico, saremmo tentati di prestare fede alla seconda strada. Lorenzo Pellegrini e Teun Koopmeiners, infatti, non fanno pensare al “vaso di notte” (è l’interpretazione della Smorfia), bensì alla “completezza” Ecco, è proprio il senso di completezza che ci piace.

Quello che consente a Pellegrini e Koopmeiners di essere centrocampisti totali, in grado di muoversi (bene) in tante posizioni del rettangolo verde. Per questo stasera, davanti a 42.000 spettatori, la rincorsa Champions di Roma e Atalanta passerà anche dai loro piedi, con la curiosità che – se gli intrecci di mercato avessero portato ad altri sviluppi – l’italiano e l’olandese avrebbero potuto vestire entrambi il giallorosso, perché Koopmeiners a Trigoria piaceva molto. Ma il “che cosa sarebbe successo se” è esercizio sterile nel calcio, anche perché è solo il presente a fare la differenza. Lo sa bene Pellegrini, che cerca una seconda parte di stagione all’altezza della prima. Un maledetto infortunio muscolare, infatti, gli ha fatto saltare dieci partite, fra cui anche la sfida dell’andata contro la squadra bergamasca, in quella che forse è stata la migliore partita giocata dai giallorossi di Mourinho in stagione, e non a caso finita con un 1-4 in trasferta da brividi.

Morale: dall’inizio del nuovo anno Lorenzo ha realizzato solo una rete e fornito un assist. Quanto basta perché cerchi una svolta che, da capitano — che avrà sulla maglia anche la patch dell’Unhcr (Onu) per l’Ucraina – riporti la Roma e se stesso in linea di galleggiamento con le ambizioni di inizio stagione. Buon piede, intelligenza tattica sopra la media, solida tenuta fisica e un’innata capacità realizzativa. Sono queste quattro caratteristiche che hanno fatto di Koopmeiners il jolly preferito di Gasperini già al suo primo anno in Italia. Perché l’olandese, sulla carta, non era un titolare fisso dell’Atalanta. Partiva come prima alternativa per far rifiatare gli inossidabili De Roon e Freuler. Lo scrive La Gazzetta dello Sport.

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