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Sabatini: “Odio il fatto di non essere alla Roma. Abraham è un eroe”

Walter Sabatini ha rilasciato alcune dichiarazioni in un’intervista radiofonica questa mattina

Walter Sabatini, direttore sportivo della Roma dal 2011 al 2016, questa mattina ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Teleradiostereo. Ecco le sue parole:

“Non è vero che il calcio non lascia più spazio ai sentimenti. Il calcio è sempre un’emozione potente, basta vedere le giocate di alcuni giocatori, basta vedere le giocate di Abraham. Non mi dite che non avete un sussulto ogni volta che lui fa uno stop orientato e va a tirare in porta!

Ho un’insana gelosia verso la Roma, perché odio il non essere lì, per dirla senza retorica. Penso alla Roma come a una meravigliosa donna perduta, sono geloso. della Roma, non posso negarlo. La gelosia quando è esagerata è insana.

La Roma sta facendo cose importanti, come ho raccontato nel mio piccolo promemoria social. Mi piace ricordare a mio figlio di essere stato qualcosa nella Roma, e a lui piace che io glielo ricordi. Sono state fatte tante cose importanti. Ho fatto riferimento ad una mutazione genetica ed è vero. Una volta, tante di quelle partite che la Roma ha vinto o ha pareggiato quest’anno, in altre gestioni erano perse senza possibilità di ritorno. La mutazione genetica riguarda il rapporto con la vittoria. Quando la vittoria diventa una necessità piuttosto che una possibilità, allora si comincia a fare il salto di qualità verso altri traguardi. D’altronde questa era la mentalità del decennio juventino, la mentalità rivolta alla vittoria come un assillo continuo, perentorio, quotidiano. Mi pare che alla Roma Mourinho sia riuscito a istillare questo tipo di sentimento, perché ho visto tante partite vinte o recuperate con questo tipo di nuova psicologia.

L’acquisizione di Abraham è stata una cosa fantastica, perché come ho detto la Roma ha bisogno di eroi: la Roma è orfana di Francesco Totti.  Ha vissuto con un grandissimo eroe per vent’anni. Adesso non ce l’ha più, si sta abituando con molto dolore, e c’è bisogno di nuove figure. Mi pare che Abraham sia una figura in grado di lenire il dolore dei giallorossi. Non solo ha grandi qualità, ma ha un’energia incredibile dentro le partite. È coinvolgente con i compagni, un trascinatore, quindi mi pare che sia l’eroe che la Roma doveva acquisire.

Un leader carismatico è un leader nei comportamenti. Se nei momenti importanti mi faccio trovare con una serpentina, una percussione o una conclusione, allora comincio ad acquisire credibilità nei confronti dei compagni e della gente. Il carisma si concretizza quando si risolve un problema nel momento in cui esso si pone. Abraham in questo senso sta facendo passi da gigante. Fortissima la Roma nell’individuarlo e soprattutto nell’acquisirlo, che era la cosa più difficile. In Youth League mi aveva abbagliato, come aveva abbagliato tutti gli altri. Brava la Roma, prendere un giocatore dal Chelsea non è una cosa facilissima, ve lo garantisco.

Non credo che la Roma possa essere già con la testa a giovedì prossimo, proprio in virtù della premessa che ho fatto sul nuovo rapporto che si sta consolidando verso la vittoria. Non credo che la Roma si presenti con la mente alla partita con il Bodø. L’Europa non può accettare una superficie sintetica, i campi devono essere in erba. Cambia la corsa, cambia il rimbalzo del pallone. Nei giocatori che non hanno l’abitudine a giocarci cambia anche il rapporto con il corpo. Hai paura che la caviglia non giri sulla superficie. Non considero la sconfitta con il Bodø una sconfitta reale, la considero estemporanea, legata a fattori diversi dal calcio.

Sono orgogliosissimo della mia Salernitana e dei miei giocatori. Ieri sono venuti da noi bambini con problemi di autismo. Ci hanno fatto un’invasione di campo bellissima. Emozione incredibile, sono bambini che quando entrano in campo sfogano la loro ansia e le loro emozioni. Tutti i miei calciatori, a partire da Ribery, Di Tacchio e Milan Đurić, sono stati così affettuosi con questi bambini… Amo sempre di più questa squadra”.

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