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Kumbulla: “Sarà bello essere a Tirana. Mourinho? È una persona schietta, lo apprezzo”

Marash Kumbulla ha rilasciato un a lunga intervista ai microfoni di Dazn: le sue parole

Marash Kumbulla, difensore giallorosso albanese, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Dazn. Ecco le sue parole:

Sei emozionato per la finale?
“Molto, devo dire. Quando andremo là sarà bello essere dove gioco con la nazionale”.

Cosa ti senti?
“Gli albanesi in generale sono permalosi, se gli dici qualcosa se la prendono. Io invece questa volta l’ho presa all’italiana, non sono uno che se la prende”.

In casa si parla albanese?
“Misto. Mio papà magari fa mezza frase in albanese e mezza in italiano o viceversa, e io uguale”.

È successo di parlare in albanese in spogliatoio?
Qualche insulto, magari. Qualcuno però capisce comunque”.

Sul campo invece c’è un giocatore con cui ti alleni e dici che è veramente forte?
“Mi danno questa impressione tanti compagni: Tammy, Nico, Lorenzo”.

Ve le date in allenamento?
“Tante. A volte ci calmano, un’entrata ogni due palloni. Non solo io, quando ci alleniamo c’è tanto agonistico. Tammy le prende, poco ma sicuro. Da me, da Mancio, da tutti (ride, ndr). Ogni tanto le dà anche, ma le prende di più”.

Zaniolo?
“Nico le dà, anche senza volerlo. È bello grosso, poi usa molto il fisico, quindi tra manate e pestoni… di tutto. Se non ci vai duro ti fai male, rischi che ti dà una tranvata. Ho visto un difensore andargli contro al massimo e lui neanche li sentiva”.

Con i ragazzi della difesa che rapporti hai?
“Siamo molto uniti. Ci capiamo, giochiamo nello stesso ruolo. Ci aiutiamo nelle difficoltà”.

Sono tutti chiacchieroni?
“In generale non rompe le scatole nessuno, in campo Mancio parla tanto. Serve qualcuno così”.

Rapporto col mister?
“Buono, è molto simpatico in spogliatoio. Quando si perde, meglio di no. È una persona schietta, quando le cose vanno male lo dice senza problemi, qualsiasi cosa devi sapere lui te la dice, non ti arriva da nessuno”.

Scherzi?
“Se succede qualcosa in campo, quando qualcuno rosica, prende i video e li mette sulla lavagnetta per prendere in giro quello che ha perso o una cavolata”.

C’è stato un momento in cui hai pensato di non star tenendo i piedi per terra?
“Qualche sberla va presa, magari per svegliarti”.

Stai pensando a qualche partita?
“Sì, una a ottobre, penso” (Il riferimento è a Bodø/Glimt-Roma 6-1, ndr)

Che cosa è successo lì?
“Faccio ancora fatica a capire cosa, ci sono state  tante componenti. Io non giocavo da tanto tempo, era una delle prime partite, le condizioni del campo, il freddo. Non sono scusanti, ma era abbastanza difficile. È la situazione in cui ho imparato di più, il giorno dopo ho pensato subito che dovevo rialzarmi e dimostrare che non ero quello. Era stato solo un incidente, il mio valore era un altro”.

Nota vocale del fratello Giuliano: “Ti faccio un grande in bocca al lupo per la finale a Tirana, onora la maglia giallorossa e porta la coppa nella Capitale”.
“Che ridere”.

Sei molto legato a lui?
“Molto, abbiamo un anno di differenza. Viene spesso da me qui a Roma. Fa una settimana sì e una no, sono molto legato a lui”.

Critica?
“Sì, abbastanza. È uno pignolo, quando deve dirle le dice”.

Gli hai mai detto che non capisce?
“Lui è anche un arbitro, mi ha detto che ho rischiato un rosso. Non ricordo di preciso chi fosse l’altro giocatore”.

I tuoi sono rompiscatole?
“Sono molto tranquilli, mio padre è ansioso ma non me lo dice. Non gli dico nulla, se lo tranquillizzo è peggio. Lo lascio lì e penso al mio”.

L’attaccante più forte incontrato?
“L’anno scorso e due anni fa, Lukaku. Con lui è stato un calvario. A me piaceva giocare contro di lui, speravo che durasse di più, ma era difficile. È impossibile da spostare, non sai come prendergli la palla, è anche veloce”.

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