All’Olimpico passa l’Atalanta, rammarico per la Roma
Quando si cerca di analizzare una partita in base ai numeri prodotti, questi non tengono mai in conto delle emozioni e dell’errore umano, ma raccontano in maniera fredda quello che le squadre siano state in grado di mettere in campo.
Con il 56% di possesso palla, 12 tiri totali (5 nello specchio della porta), 19 punizioni calciate e 105 attacchi, la Roma ha dato vita ad una prestazione che avrebbe consentito, nel 90% dei casi o nella totalità degli altri sport, di arrivare facilmente alla vittoria.
Ma il calcio continua a custodire gelosamente la palma dello sport meno meritocratico mai concepito dall’uomo: basta un gol a mandare in frantumi numeri su numeri. E quello che ha fatto Scalvini, mettendo in in buca d’angolo un destro imprendibile, rientra nella casistica. Vittoria striminzita, probabilmente non meritata, ma pesantissima leggendo la classifica.
Mourinho ci ha provato, la Roma tutta ci ha provato, ma tra qualche episodio rivedibile alla moviola e tanta imprecisione sotto porta non è riuscita a portarsi a casa il risultato che aveva ampiamente meritato sul campo. Fa strano vedere la metamorfosi tattica dell’Atalanta di Gasperini, creatura feroce e aggressiva nella sua prima versione, ora fredda e calcolatrice come un ghepardo che prepara l’unico assalto di giornata, per non mancare l’appuntamento con il pasto.
Un Gasp in stile Special One e un Mourinho in salsa bergamasca, il copione tattico si è capovolto, come il risultato dell’ultimo Roma-Atalanta. Un caso? Forse no, ma non cercate la risposta nei numeri. Non la troverete.