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Roma, in finale ti aspetta il Siviglia: il focus sul club andaluso

Tutto quello che c’è da sapere sulla squadra che affronterà i giallorossi nell’ultimo atto dell’Europa League

Sei vittorie su sei finali: due Coppe Uefa, 2006 e 2007, quattro Europa League, l’ultima nel 2020 in finale contro l’Inter. Questo il sorprendente e infallibile ruolino di marcia di un club che sembra aver reso la competizione il suo habitat naturale. Il Siviglia e L’Europa League, insomma, sono ormai associate nell’immaginario comune. Il club spagnolo ha dimostrato questa indole europea anche quest’anno, con un percorso impeccabile e in controtendenza rispetto alla deludenti prestazioni in Liga. Sarà, dunque, un avversario ostico quello che la Roma affronterà il 31 maggio nella finale di Budapest. Ma scopriamo meglio la squadra spagnola.

La stagione dei biancorossi non era iniziata secondo gli auspici: ristagnamento nella zona medio-bassa della classifica ed eliminazione dalla Champions, nel girone con Manchester City, Borussia Dortmund e Copenhagen. Così il club ha deciso a marzo di esonerare Sampaoli, a cui comunque si devono le qualificazioni in Europa League contro PSV prima e Fenerbache poi. Al suo posto è stato scelto Josè Luis Mendilibar. L’allenatore basco, ex centrocampista, dopo sei anni all’Eibar, era retrocesso lo scorso anno con l’Alaves. La sua avventura a Siviglia, però, è iniziata con il piede giusto: Mendilibar è riuscito a risollevare i biancorossi dalle zone paludose della classifica, portandoli decimi a 47 punti, a un punto dalla Conference League e in finale di Europa League. Il percorso in campionato, da quanto il basco siede in panchina, è stato pressoché perfetto: sei vittorie, un pareggio e una sconfitta. Nel mentre, le qualificazioni in Europa contro due top club come Manchester United e Juventus.

Il tecnico predilige il classico 4-2-3-1: i numeri parlano di una difesa non irresistibile, che ha subito 49 gol in campionato, 16 in più della Roma in Serie A. Praticamente identico il dato sui gol fatti: 44 degli andalusi contro i 45 dei giallorossi. Il gioco del Siviglia è forse più vicino alla filosofia argentina rispetto a quella spagnola: intensità, verticalizzazioni, cross in area e cattiveria agonistica. Il cuore della manovra pulsa negli ultimi trenta metri, dove si sprigiona la tecnica dei giocatori di maggiore qualità: uno contro uno per provare il tiro o l’assist per El-Nesyri. A difendere la porta degli spagnoli c’è Bono, portiere della nazionale marocchina. In difesa la coppia di centrali è formata da Gudelj e Badé, mentre sulle corsie Mendilibar può contare sulla bandiera Jesus Navas, Montiel, fresco vincitore del mondiale, Alex Telles. Non ci sarà un altro argentino, Acuna, espulso nella semifinale di ritorno contro la Juventus. Il centrocampo è un concentrato di esperienza e intelligenza calcistica. La coppia di mediani è formata da due 35enni, Fernando e Rakitic: peril primo una carriera tra Porto e Manchester City, per il secondo la lunga e titolata esperienza al Barcellona prima del ritorno a casa. Sulla trequarti Mendilibar ha la più ampia gamma di alternative: da Ocampos a Suso, da Bryan Gil a Olver Torres, dal Papu Gomez a Eric Lamela. Il ruolo di centravanti è occupato da En-Nesyri, 18 reti in 44 presenze stagionali.

Lamela, decisivo con un gol di testa nella sfida con la Juventus, ritroverà la sua ex squadra, che ha sempre portato nel cuore. Ma el Coco non è l’unica vecchia conoscenza che ritroverà la Roma. Il direttore sportivo del Siviglia, infatti, è Monchi, che aveva già annunciato di essere felicissimo di una possibile finale con la Roma. Nella Capitale non ha lasciato bei ricordi. Giunto ad aprile 2017 proprio dal Siviglia, il direttore sportivo può vantare il raggiungimento della semifinale di Champions, ma con i risultati negativi e l’esonero di Di Francesco, ha deciso di risolvere consensualmente il contratto con il club giallorosso nel 2019, per poi tornare al Siviglia. E ora i destini si incrociano di nuovo: l’appuntamento per la storia è a Budapest.

 

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