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Mourinho: “La storia non vince le partite. Vogliamo dare ai tifosi la gioia finale”

“Mi avrete ancora per molti anni”, dice l’allenatore portoghese a UEFA.com, rifiutandosi di adagiarsi sugli allori mentre mira alla sesta vittoria consecutiva in una finale

Alla vigilia della finale di Europa League, José Mourinho è intervenuto ai microfoni di UEFA.com. L’allenatore della Roma ha parlato della sfida contro il Siviglia, del suo disprezzo per i record e della sua “felicità suprema”. Di seguito le sue parole.

Sul 20° anniversario del suo primo successo europeo col Porto.
“Non penso troppo a quello che è successo prima. Quello che è successo, è successo. La storia non si può cancellare. Anche i momenti difficili e le relative emozioni non si dimenticano, ma ci si abitua a conviverci. E io guardo sempre avanti. Essendo nel calcio da tanti anni, forse è questo il mio segreto e la mia filosofia; ecco perché questo finale per me è una nuova finale. Non penso al Porto del 2003, non penso alla Roma della scorsa stagione. Penso solo a questo finale. Sono fatto così. Se significa qualcosa giocare contro il Siviglia, nella cui città ho vinto il mio primo trofeo europeo? No, non credo. Sono nel calcio da molti anni. Forse la gente pensa che io sia più vecchio di quello che sono. Forse guardano i miei capelli bianchi e pensano che io sia davvero vecchio, ma non abbastanza da pensare di chiudere il cerchio. No, no, no. Mi avrete ancora per molti anni”.

Sulle sue statistiche in finale.
“La storia non fa vincere le partite. Guardi le finali del Real Madrid e pensi che il Real Madrid vinca tutte le finali. Guardi il Siviglia e dici che il Siviglia vince tutte le finali. Ma in realtà la storia non vince le partite. La superstizione è qualcosa che non mi piace, quindi non considero la superstizione nemmeno come un fattore. Questa è una nuova finale. È una nuova storia. Loro hanno esperienza perché ne hanno vissute tante, ma anche noi ne abbiamo dato che l’anno scorso ne abbiamo giocato una. Quindi nessun problema, voglio solo giocare la partita”.

Sull’allenatore del Siviglia, José Luis Mendilibar, che ha diretto appena quattro gare in Europa.
“Sono molto felice per lui. Conosco Mendilibar da molti, molti, molti anni. Sono andato in Spagna nel 2010, abbiamo giocato nello stesso campionato. Conosco il suo lavoro, conosco le sue qualità, quindi quanto è bravo, quindi quanto è preparato e non ha mai avuto la possibilità di andare in un club che lotta per trofei importanti. Quando ha ottenuto l’incarico al Siviglia, ha fatto un lavoro straordinario. Ha trasformato totalmente la squadra; una squadra che era in difficoltà in campionato, una squadra che era uscita dalla Champions League, e ha costruito una squadra con le sue conoscenze, con la sua esperienza. Sarò più che felice di abbracciarlo prima e dopo la finale”.

Sulla sua determinazione ad alzare l’ennesima coppa.
“Se così che potrei diventare il primo allenatore a vincere questa competizione con tre squadre diverse? Non mi interessa. Lavoriamo per i tifosi. In questo momento della mia carriera, penso alla felicità che possiamo regalare a tutte queste persone. Arrivare a questo finale è un qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato all’inizio della stagione, vista l’incredibile qualità delle squadre in Europa League. Barcellona e Arsenal hanno partecipato a questa competizione e sono stati eliminati molto, molto presto. Per la Roma essere in questo finale significa molto. Cerchiamo quindi adesso di dare ai tifosi la gioia finale”.

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