Roma ritrova un centravanti di grande carisma alla Batistuta. Con Dybala forma un tandem offensivo perfetto: un maghetto che estrae conigli dal cilindro e lo spaccamontagne che si mangia i palloni e gli avversari
La cerimonia di arrivo a Roma è un evento serio e coinvolgente, una tappa immancabile per i mitomani e i cinefili ancor più che per i tifosi veri e propri. Questo momento non è caratterizzato da cartapesta o finzione, ma da autenticità. La figura di Dan Friedkin al timone e la presenza di Romelu Lukaku sono simboli che riflettono come Roma sia tornata a essere la capitale dell’onirico, un palcoscenico spettacolare abitato da divi e chimere.
Ancora una volta, l’aeroporto di Ciampino si trasforma in una sorta di set cinematografico. A differenza di due anni fa, quando Mourinho arrivò, l’agosto di quest’anno è meno afoso e presenta un clima piovoso e ventoso. Non c’è più l’ombra della pandemia che gravava sull’atmosfera, ora si respira solo pandemonio, ovvero un caos festoso e gioioso.
Tutto è come previsto, con tutti i protagonisti al loro posto, compresa la Madonna di Ciampino, la “Beata Maria Vergine”. L’evento è caratterizzato da un’atmosfera onirica, con migliaia di tifosi che non stanno nella pelle, occhi puntati verso l’alto. È come un sogno collettivo in cui si sfogliano petali di speranza, pronto a essere consumato dalla folla in un ulteriore “sequestro di massa”. Nonostante la preparazione, Lukaku sembra faticare a credere ai suoi occhi, ad assimilare il delirio intorno a lui. Potrebbe essere travolto dall’entusiasmo o spaventato, o forse entrambe le cose. Una cosa è certa: da questo momento è intrappolato in questo abbraccio affettuoso.
Sarà il suo rendimento in campo a stabilire se sarà considerato un re o un reietto. La tifoseria avanza già l’idea di “Big Rom, New King of Rome”, senza alcun dubbio. Prima ancora del suo arrivo, il suo nome era già onnipresente, presente persino sui muri di Roma.
Ventitré anni dopo Gabriel Omar Batistuta, c’è ora Romelu Lukaku, un attaccante che si può paragonare al grande argentino per ruolo e carisma. Lukaku ha tutto il potenziale per soddisfare gli appetiti mitologici della tifoseria romanista. La sua storia, insieme a tutti i momenti salienti della sua carriera, lo rendono una figura che risuona nella memoria collettiva. Dall’infanzia difficile caratterizzata dalla povertà al confronto titanico con Ibrahimović, Lukaku ha attraversato diverse fasi e sfaccettature, trasformandosi da un bambino bisognoso a un potente attaccante.
Nell’avventura romana, Lukaku si unirà a Paulo Dybala, formando una coppia solida sotto la guida di José Mourinho. La Roma ora ha il suo Mandrake (Dybala) e il suo Lothar (Lukaku), due figure che saranno coccolate dall’affetto smisurato dell’allenatore portoghese. La coppia è un mix affascinante: Dybala è la leggerezza e la creatività, mentre Lukaku è la potenza e la forza bruta. Questo duo rappresenta un’interessante dicotomia e un’eccezionale combinazione di talenti, che potrebbe fare meraviglie in campo.
Ora, passata la sbornia dell’arrivo, spetta a José Mourinho assemblare una squadra credibile. I tasselli stanno al loro posto, ma costruire una squadra competitiva è sempre un compito complesso. L’obiettivo, non necessariamente dichiarato esplicitamente, è ottenere la qualificazione alla Champions League o meglio ancora. Non ci sono più scuse: la sfida è aperta e la pressione è alta. Lo scrive “La Gazzetta dello Sport”.