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Assuefazione e ambizione

Campionato deprimente e una Coppa da risollevare, per la Roma ora arriva il momento della verità ma a Trigoria c'è più ambizione o assuefazione?

18 punti in 12 partite, il campionato della Roma finora può essere riassunto in una parola: anonimo. Le variabili che hanno contribuito a questi risultati sono molteplici e ormai note a tutti. Un mercato in salita e costruito sull’opportunità più che sulla necessità; la sparizione di alcuni titolari fondamentali come Smalling; i problemi fisici di Pellegrini e Dybala, fonti di gioco primarie della formazione giallorossa; l’arrivo di Lukaku dopo tre giornate; le difficoltà di inserimento dei nuovi ma anche il tentativo di Mourinho di cambiare in parte la veste tattica della Roma.

Fatti certo, ma anche responsabilità e parziali negligenze di un ‘gruppo squadra’ che purtroppo fatica a trovare continuità. Ad aggravare il peso della classifica in campionato, l’oscena serata di Praga, che ha complicato oltremodo il cammino europeo dei giallorossi, appesantito da ulteriori due gare da giocare al 100% e vincere a tutti i costi e dal concreto rischio di passare nuovamente dalla scure (sportiva) dei play-off, pur maturando 15 punti su 18 disponibili.

Nel derby i giallorossi hanno perso un’altra occasione, dettata soprattutto dalla caduta rovinosa delle potenziali competitor per la Champions: il Napoli cambierà nelle prossime ore l’allenatore, dopo la sconfitta casalinga con l’Empoli; il Milan continua a balbettare ed è fortemente contestato da parte della tifoseria, con focus sul lavoro di Pioli che probabilmente a fine stagione sarà sollevato dall’incarico. A parte Inter e Juve, le altre stanno faticando a trovare continuità, compresa la Lazio, delle big, l’unica attualmente addirittura sotto in classifica ai giallorossi.

La Roma attualmente è settima e alle porte è in arrivo un calendario delicatissimo. Finora disputati soli tre scontri diretti (1 punto conquistato), poi gare contro squadre della seconda parte della classifica, alcune perse o pareggiate con formazioni che faticheranno a sommare insieme 30 punti (leggasi Verona e Salernitana).

C’è ampio margine temporale per recuperare, ma la sensazione generalizzata e fastidiosa è che ormai la Roma, nella sua dimensione complessiva, si sia quasi assuefatta a questa mediocrità di risultati nazionali. Cinque-sei stagioni consecutive in cui il veliero romanista ha sempre navigato in acque tortuose, con tempeste improvvise, vacue illusioni e la terra in vista (l’obiettivo Champions) rimasta costantemente una piccola macchia nel binocolo, di fatto irraggiungibile.

Sono cambiati capitani, comandanti e parte della ciurma, ma la resa è sempre stata la stessa. Un illusorio ondeggio, senza sprint, quasi senza reazioni. Ambizione fa rima con assuefazione, ma sono due piatti di una bilancia con contrappesi molto diversi in questa fase storica. Sembra quasi emergere il timore che a Trigoria qualcuno stia confondendo la presenza massiccia allo stadio, il sostegno incondizionato in casa e in trasferta a dispetto dei risultati scadenti in campionato, come una relativa accettazione di questa mediocre dimensione calcistica.

L’Europa è e resta l’eldorado, l’ancora di salvezza e l’emozionante rifugio per tutti. Ma si gioca, soprattutto nelle fasi finali, come doppie sfide che rappresentano quasi degli inserti stagionali. Il campionato al contrario è una maratona lunga, costante, che assegna e determina il reale valore di una squadra. La Roma oggi appare svuotata di quella ambizione che invece i proprietari, nonostante le mille difficoltà, hanno manifestato dal primo minuto in cui sono sbarcati nella capitale.

Un’ambizione che ha sempre rappresentato anche la spinta emotiva primaria nella carriera di Josè Mourinho, che oggi appare però in difficoltà nel rintracciare la chiave giusta che sblocchi finalmente la squadra. Lo stesso tecnico che alcuni mesi fa parlò apertamente di comfort zone, chiedendo a gran voce ai suoi di ‘salire al suo livello’. Dopo Praga le sue accuse sulla scarsa professionalità rivolte ai calciatori hanno prodotto una reazione importante in termini di attenzione, con un incipit di gara confortante ma troppo poco per confezionare una prestazione realmente vigorosa e convincente. E questo, forse, è l’aspetto più preoccupante di questo delicato momento della stagione. Solo i risultati da qui a Natale ci permetteranno di comprendere se a Trigoria, a tutti i livelli, prevarrà assuefazione o ambizione.

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