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Svilar: “Notte in bianco dopo i rigori parati. Possiamo fare qualcosa di speciale” – VIDEO

Le parole del portiere giallorosso in un podcast ufficiale del club giallorosso

Mile Svilar ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali della Roma. Il portiere giallorosso è tornato anche sull’ultima vittoria ai calci di rigore contro il Feyenoord. Di seguito le sue dichiarazioni.

Come stai? Hai vissuto una buona settimana…
“Bene. Sì, bella settimana”.

Avete appena finito l’allenamento: ti sei allenato sui rigori?
“No (ride, ndr)”.

Da quanti giorni prima si iniziano a preparare i rigori?
“Noi lo abbiamo fatto il giorno prima, ma a volte i ragazzi che tirano i rigori lo fanno al termine dell’allenamento”.

La tua corsa verso la Sud?
“Non era una cosa pensata, ho sentito di farla in quel preciso momento. Sono molto felice di aver fatto quella corsa, rimarrà sempre nella mia memoria. E’ stato un bel momento, emozionante”.

L’abbraccio sotto la Curva Sud?
“Mamma mia… Bello, quando ci penso mi viene un sorriso enorme. L’ho visto troppe volte in questi due giorni. Ora però voglio concentrarmi sulla partita di lunedì, che è importantissima”.

Quante ore hai dormito la notte fra giovedì e venerdì?
“Sono andato a casa e ho rivisto tutta la partita. Poi ho visto gli highlights delle altre partite di Europa League e Conference League… Mi sono addormentato alle 5:30 e mi sono svegliato alle 8”.

Cosa ti ha detto De Rossi prima dei rigori?
“Mi ha detto ‘Stai attento, guardano il VAR dopo ogni rigore per vedere se hai i piedi sulla linea'”.

Tu sei stato attento.
“Sì. Dopo il primo rigore ci ho pensato, mi sono detto ‘Forse l’ho mosso prima’. Poi ho capito che fosse regolare”.

Ti sei studiato i rigoristi sul telefono.
“Sì. Hancko destra, Jahanbakhsh destra… (Mostra il telefono all’intervistatore, ndr)”.

Quando hai riguardato quella lista?
“Solo la mattina”.

Il primo rigore?
“Il dubbio sui piedi c’è sempre, ma il piede sinistro era sulla linea”.

Non ti è mai venuto in mente di cambiare lato dato che l’avevano già tirato a destra?
“No. Prima dei rigori anche Azmoun mi ha detto ‘Jahanbakhsh destra sicuro, lo tira a mezza altezza. Io gli ho risposto ‘Lo so’ e mi sono tuffato lì”.

Uno l’hai sfiorato.
“Io volevo andare nuovamente a destra, ma lui si è fermato e pensavo mi guardasse, invece non l’ha fatto. Quando si è fermato ho perso lo slancio”.

Due sono bastati.
“Per questa volta sì”.

Ora ci sarà il Brighton. Guardi la Premier League?
“Sì, guardo tanto calcio”.

Che ne pensi del Brighton?
“Fortissimo, è un avversario tosto. Sarà difficile, ma credo in questa squadra. Ho la sensazione che noi possiamo arrivare lontani e fare qualcosa di speciale”.

Saranno due belle partite.
“Sicuramente. Anche le partite europee in questo stadio sono sempre speciali, diverse”.

Poche volte ho sentito un urlo così forte come si è sentito giovedì.
“Bellissimo”.

Viene mostrata la foto in cui Lukaku abbraccia Svilar dopo l’errore in Benfica-Manchester United.
“Purtroppo me lo ricordo, ma è stato un bel momento. Tutti fanno degli errori. Lukaku mi ha incoraggiato, mi disse ‘L’esordio in Champions è una cosa grandiosa e bellissima…’. Romelu ha fatto un bel gesto”.

Giovedì invece è stato Lukaku ad abbracciarti.
“Sì, feeling diverso rispetto all’altro abbraccio. Bel momento, mai avrei pensato di vivere una cosa del genere 7 anni dopo quello che successe”.

Sei diventato il portiere più giovane a parare un rigore in Champions League.
“Vero. In questa partita (Manchester United-Benfica, ndr) Matic calciò, la palla finì sul palo e poi mi colpì la schiena. Divenni quindi anche il più giovane a fare un autogol (ride, ndr)”.

Tuo padre però 3 rigori in una partita di Coppa delle Coppe.
“Me lo ha ricordato due giorni fa. Mi ha detto ‘Io ne ho parati tre’. Ora quindi io devo pararne quattro”.

Come è crescere con un papà portiere?
“Mi sono allenato anche con lui quando era più giovane, ora ha 73 anni e non può calciare molto. Quando sbagliavo qualcosa durante una partita me lo diceva e io piangevo, ma adesso sono felice di avere avuto una papà che mi ha insegnato tante cose. Lui è stato come un maestro, il maestro più grande”.

I tuoi modelli?
“Neuer e Cech, ma il mio idolo era Casillas”.

Se vuoi diventare come uno di loro a noi va bene.
“Spero di poterlo diventare qua”.

Da quando sei a Roma hai giocato poco, eri dietro un portiere forte e d’esperienza come Rui Patricio. Non ti abbiamo mai visto triste, sei sempre sereno, tranquillo. Anche perché mi sembra che tu abbia avuto sempre il supporto della squadra, della dirigenza, della proprietà. Tutti ti hanno fatto capire che il tuo momento sarebbe arrivato.
“Ho sempre avuto il feeling che tutti ci credessero, il primo ero io, devo crederci sempre e lavorare sempre. L’ho fatto, credo, e lo farò fino all’ultimo, sono fatto così. Sentivo anche il sostegno della proprietà, del presidente, tutta la squadra ha sentito la stessa cosa. Ryan è stato con noi in pullman verso lo stadio”.

L’ho visto! Siete scesi tutti insieme dal pullman allo stadio.
“Sì, già era successo altre volte. Per una partita così importante, così speciale, penso sia un gesto bellissimo da parte sua. Alla fine è stato bello da vedere”.

A Frosinone il primo che si alzava in piedi per applaudirti era proprio Rui Patricio.
“Rui è un vero uomo, parliamo portoghese e così è più facile dialogare tra di noi. Inizialmente anche il preparatore dei portieri era portoghese, quindi parlavamo anche con lui. Con Rui Patricio ho una relazione buona, quando lui gioca faccio il tifo per lui e per la squadra”.

Più difficile la parata su Soulé o i rigori?
“Quella su Soulé”.

Perché?
“Sono stato reattivo. Per me è più facile parare un rigore che un tiro da 20/25 metri. Non avevo visto nemmeno partire la palla…”.

Ora devi disegnare il lupetto di Gratton, anche Baldanzi l’ha fatto.
“Mamma mia Baldanzi che scarso (riferendosi al disegno realizzato dal trequartista, ndr)”.

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