Nicolò vorrebbe essere in campo tra un mese ma va frenato. «Amo la Roma, mi ha preso da ragazzino e mi sta facendo diventare uomo. So che devo migliorare
Non ne poteva più. Nicolò Zaniolo lo ha raccontato ai medici che lo hanno sottoposto alla visita di idoneità prevista dal protocollo prima di tornare all’attività agonistica. L’azzurro è rimasto ventuno giorni in isolamento, chiuso in casa, fino ad annunciare sui social, lunedì sera, di essere finalmente risultato negativo al test anti Covid. Zaniolo si è presentato a Villa Stuart ieri mattina, accompagnato dal padre Igor e dall’agente Claudio Vigorelli. Il controllo di routine è durato un’ora: visita cardiologica, ecocardiogramma, cicloergometro. Da oggi comincerà l’ultima fase del protocollo riabilitativo, con il ritorno alla corsa sul campo.
Il suo sogno è rientrare tra un mese, ma deve aspettare almeno la metà di aprile per tornare a giocare una partita ufficiale. In tempo comunque per aiutare i compagni nello sprint Champions e nel cammino in Europa League. Chi lo ha seguito durante il recupero lo considera un marziano, ha lavorato senza mai fermarsi. In questo periodo ha fatto il modello per un servizio fotografico per una casa di moda italiana. Il servizio, uscito sul magazine Icon, è accompagnato da dichiarazioni d’amore di Nicolò per la sua squadra: «La Roma mi ha cambiato la vita, in tutti i sensi. Mi ha preso da ragazzino e mi sta facendo diventare uomo, mi ha dato l’opportunità di giocare, mi ha regalato tutta questa popolarità. Come posso non amarla».
Nicolò è un ragazzo semplice, che ha solo bisogno di tornare a giocare dopo essersi messo alle spalle un 2020 terribile. Conta solo il calcio, la vita privata sbattuta in piazza recentemente ora è solo un brutto ricordo: «Non mi sento affermato, sento che ogni giorno devo lavorare per diventarlo: sono un ragazzo con tante potenzialità, ma che deve migliorare sotto molti aspetti. In una squadra come la Roma di pressioni ce ne sono di più che in una squadra normale: sta a me gestirle nella maniera giusta, e io lo faccio allenandomi sempre al massimo». Due interventi chirurgici al ginocchio nel giro di pochi mesi avrebbero affossato qualsiasi giocatore, ma non Nicolò: «Sono state delle mazzate, ma devo dire che mi hanno fatto crescere da un punto di vista umano e caratteriale». Il suo chiodo fisso resta l’Europeo, ha la possibilità di farcela, tornando in campo ad aprile: «Ce la metterò tutta per arrivarci al cento per cento, e poi provare a vincere».
E’ rimasto legato a De Rossi, che con lui si è comportato da capitano, ma anche da fratello maggiore: «Due giorni prima della firma con la Roma mi arriva un messaggio da parte di Daniele, che era il capitano: “Benvenuto in famiglia”. Ho subito capito che persona era, si è rivelato un campione dentro e fuori dal campo». Si legge sul Corriere dello Sport.