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La Roma apre l’Olimpico per la finale. E Mourinho approva Sarri

La Roma ha deciso di aprire l’Olimpico ai suoi tifosi per la finale di Conference. Intanto Mourinho in conferenza concorda con Sarri: “Dobbiamo alzare il livello”

Il vantaggio di un tifo unico, che proprio José Mourinho ha paragonato a una famiglia. Il problema di un sentimento che a volte è difficile da gestire. Il primo obiettivo è stato raggiunto: la Roma si è riavvicinata ai suoi sostenitori, che durante la stagione hanno riempito l’Olimpico con oltre un milione di presenze. Il processo di crescita, però, non è finito e José Mourinho vorrebbe mantenere la passione del pubblico facendo anche un passo avanti e “sprovincializzando” certi eccessi.

La finale di Conference è una tappa importante per la crescita di tutto il club. Per avere a fianco più tifosi possibile, anche quelli che non hanno vinto la “lotteria” per avere un biglietto per Tirana, la Roma ha deciso: il 25 maggio l’Olimpico aprirà le porte per l’atto decisivo contro il Feyenoord. Sarà anche l’occasione per finanziare il progetto «Superiamo gli ostacoli», a sostegno dei tifosi disabili. Anche in questo caso ci sarà una prelazione per gli abbonati: dalle 22 di oggi e fino alle 11:59 di venerdì 20 solo loro potranno comprare biglietti (massimo due a persona). Il prezzo è di 5 euro, se il secondo è per un Under 16 il biglietto è omaggio. La fase di vendita libera partirà alle 12 di venerdì e si chiuderà alle 21 di martedì 24. Potranno essere acquistati massimo 4 biglietti a persona e non saranno cedibili. Il prezzoèdi 10 euro, i bambini nati dal 1° gennaio 2017 entreranno gratis.

Domani, contro il Torino, la Roma si gioca la conferma in Europa per la prossima stagione, dove la Lazio c’è già: “Sarri ha detto che guardare solo a chi arriva davanti tra Lazio e Roma è da provinciali? Di solito non commento le parole dei colleghi, ma questa volta sono d’accordo con lui. Non bisogna guardare a destra o a sinistra per dire chi è avanti. Quando ho vinto e perso un derby ho capito cosa significa. Come allenatore straniero devo imparare la cultura popolare del posto dove vivo. Però quarto o quinto fa differenza, quinto o sesto no. Dobbiamo alzare il livello“. Lo scrive il Corriere della Sera.

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