Il guaio: fare cilecca quando l’asticella si alza

I limiti dei giallorossi

Il refrain è sempre lo stesso: la panchina della Roma è corta e, soprattutto in questo calcio in cui la differenza la fanno le 5 sostituzioni, spesso diventa il limite per chi, come Mourinho, vuole recitare da grande. In Italia e all’estero. Basta pensare alla formazione di partenza: in Europa League, gara d’andata contro il Salisburgo, José ha calato il tris. In Austria abbiamo visto dall’inizio l’undici già schierato in campionato contro l’Empoli e il Lecce.

È la terza volta di fila e, non essendoci cambi all’altezza, si potrebbe andare avanti chissà fino a quando. Il terzo tentativo di Mourinho con la stessa formazione è però andato a vuoto. Più che la stanchezza e la lucidità, a incidere è stata la scarsa competitività della rosa. Senza mancare di rispetto alle attuali riserve, la oma non riesce mai a prendere quota con chi subentra ai titolari.

L’esempio più recente proprio in Austria, dove José ha dovuto rinunciare a Dybala dopo un tempo. L’ingresso di Celik, nonostante Paulo abbia creato poco contro il Salisburgo, ha indebolito. Wijnaldum non è ancora da corsa. E Belotti proprio non riesce a rialzare la cresca. La panchina, anche se c’è chi continua a vederla di lusso, non è d’oro. Lo scrive Il Corriere dello Sport.

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