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Mourinho il re di coppe, e i tifosi ora sognano

Lo Special One incanta ancora

La Roma è in finale di Europa League. Per il secondo anno consecutivo i giallorossi arrivano all’ultimo atto di una coppa europea. Un’eccezione diventata dolce consuetudine da quando sulla panchina giallorossa c’è Jose Mourinho. Lo scorso anno la Conference League, poi vinta contro il Feyenoord. Quest’anno Europa League. Anno nuovo, coppa nuova e ancora finale. L’appuntamento è a Budapest il 31 maggio.

Un cammino trionfale iniziato a metà settembre, in una fredda notte bulgara, nella prima gara del girone. A Ludogorets arriva la sconfitta, la partenza peggiore possibile per un club detentore di un titolo europeo. Una settimana dopo il riscatto con la prima vittoria contro l’Helsinki, subito ridimensionata dal doppio confronto con il Betis. Gli spagnoli vincono all’Olimpico e pareggiano in casa, complicando non poco il passaggio del turno dei giallorossi. A metà ottobre la Roma si trova già di fronte ad un bivio: serve vincere le ultime due gare del girone per superare il turno da secondi classificati. Detto, fatto. Niente ottavi di finale, ma turno di playoff con chi scende dalla Champions League. «Ora arrivano gli squadroni», il commento di Mou prima del sorteggio.

La Roma le evita tutte le più forti e pesca il Salisburgo. L’andata si chiude con un’immeritata sconfitta, prontamente ribaltata al ritorno dai gol di Dybala e Belotti. Siamo a marzo, sono gli ottavi di finale e la Roma sembra aver ripreso il ritmo europeo. Contro la Real Sociedad arriva la conferma. Vittoria casalinga all’andata (2-0) e gestione al ritorno (0-0). Siamo ai quarti di finale, l’urna di Nyon è ancora una volta benevola. Da una parte Juventus, Sporting, Manchester United e Siviglia. Dall’altra la Roma contro il Feyenoord. A Rotterdam arriva un’altra sconfitta, preambolo del 4-1 al cardiopalma firmato al ritorno da Spinazzola, Dybala, El Shaarawy e Pellegrini.

Estasi da semifinale, mista alla rabbia per i troppi infortunati che non incidono però nella vittoria contro il Bayer Leverkusen. Il resto è storia, ancora da scrivere. Per la Roma sarà la quarta finale europea della sua storia, la quinta se si considera anche la Coppa delle Fiere. Una sola vittoria, in Conference League e due cocenti sconfitte. La prima, indimenticata, allo Stadio Olimpico contro il Liverpool in Coppa Campioni nel lontano 1984. La seconda in Coppa Uefa nel 1991. Anche allora fu sconfitta, nel doppio confronto con l’Inter.

Con Mourinho in panchina si è invertito il trend. “Se la Roma va in finale può anche vincere la coppa” ormai il pensiero è comune tra i tifosi giallorossi, tutelati – anche scaramantica mente – dalla presenza dello Special One. Con quella di Budapest il portoghese raggiungerà la sesta finale di una coppa europea della sua carriera (escludendo la supercoppa). Il saldo è perfetto: cinque finali, cinque vittorie. Due in Champions League, altrettante in Europa League e una in Conference League. Quando Mou arriva in finale, vince. La legge di Se tubal sembra essere scolpita nella pietra. Un trend partito nel 2003 con Il Porto e che vent’anni dopo potrebbe trovare l’ennesimo alloro. Lo spera il portoghese, ma soprattutto lo sperano i tifosi della Roma che con lo Special One in panchina stanno vivendo emozioni mai provate in 96 anni di storia. Tra dodici giorni servirà fare l’ultimo sforzo. Per regalarsi un’altra stagione trionfale e fissare il biennio di Mourinho nei libri di storia. Lo scrive La Repubblica.

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