Cairo potrebbe dire addio al suo direttore sportivo
Stupore e tentazione. Sono i diversi sentimenti che animano le due anime di un Toro che dopo dieci anni rischia la scissione di un sodalizio rodato, quello formato dal patron Urbano Cairo e dal direttore sportivo Gianluca Petrachi. La «colpa» è della Roma che ha messo nella lista dei candidati per il dopo Monchi il «mister plusvalenza» granata. Così, se la reazione dell’editore alessandrino è di sorpresa – «Non ho mai venduto un dirigente» -, la linea dell’uomo mercato del Torino è di attesa e orgoglio. Il club italo-americano ha rotto gli indugi e ora quasi tutte le strade, soprattutto la maggior parte di quelle imboccate da Franco Baldini, portano Petrachi alla Roma.
Con il superconsulente di James Pallotta, il granata avrebbe qualcosa di più di un accordo di massima, ma gli ultimi tornanti possono regalare sempre inaspettati testacoda. Saranno le variabili a decidere il futuro. Innanzitutto la Roma deve convincere Urbano Cairo senza irritarlo, visto che il presidente del Toro può vantare un contratto fino al 2020 con il suo diesse; senza dimenticare lo stretto rapporto di collaborazione tra i due club nel campo del mercato, ma anche in ambito Figc.
Conteranno anche il lavoro che il dirigente granata deve finire a Torino (il blitz anticipato a Londra per riscattare Aina si può inquadrare così) e la posizione finale della squadra di Mazzarri. Se sarà Europa, Petrachi potrà dire di aver completato l’opera e per lui sarebbe più facile lasciare una casa che ormai ama. Lo scrive La Stampa.