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Daniele De Rossi, le frasi storiche del capitano giallorosso (FOTO/VIDEO)

Daniele De Rossi si è reso protagonista non solo in campo, ma anche fuori. Queste sono alcune delle sue dichiarazioni in questi 18 anni di carriera

Mai banale. E’ una frase che spesso si è sentita usare per indicare Daniele De Rossi durante le sue interviste, sporadiche ma sempre significative. Il numero 16 giallorosso non è mai stato un “chiaccherone” o un amante della telecamera, ma nella sua avventura in giallorosso ha regalato ai tifosi alcune dichiarazioni che entrano di diritto nella storia della Roma. Vediamone alcune:

Inter-Roma, 1 marzo 2009. La Roma sul 3 a 1 a San Siro si vede rimontare grazie a un rigore inesistente fischiato da Rizzoli per il presunto contatto De RossiBalotelli. La Roma esplode per un pareggio innescato dal torto arbitrale e De Rossi a fine partita è una furia: “Ci succede tutti gli anni. Abbiamo provato di tutti i colori, fatto casino le prime volte, mantenuto un profilo basso le altre. In campo vengono fuori cose che non stanno né in cielo né in terra. Comunque giocare con il cuore per la Roma non me lo leverà nessuno, Rizzoli o Collina o la sua banda”.

Nel 2010 con Claudio Ranieri in panchina la Roma è lanciata verso la rincorsa all’Inter. I giallorossi vincono lo scontro diretto contro i nerazzurri all’Olimpico grazie ai gol di De Rossi e Toni, portandosi a un solo punto di distacco dalla capolista. Nel post partita ‘Capitan Futuro’ è euforico, ha a portata di mano un trofeo che vinto con quella maglia varrebbe triplo: “Amo troppo la Roma, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma”.

E’ il 2012, la proprietà americana si è insediata da poco, e De Rossi non sa ancora cosa fare del suo futuro. Le proposte all’estero sono allettanti, specialmente se arrivano da uno come Roberto Mancini che allena il Manchester City. In un’intervista rilasciata al New York Times Daniele scioglierà ogni dubbio sul suo futuro: “Questa è casa mia, vivo per la Roma e andare via per me sarebbe un dramma. Amo questa città e questo club, tutto quello che amo è qui e sarebbe difficile per me cambiare”.

11 gennaio 2015. In occasione del derby, terminato 2-2 grazie alla doppietta siglata da Francesco Totti, la Curva Sud espone la coreografia dedicata alle bandiere della Roma. Tra i tanti volti che ritraggono il passato e il presente giallorosso, c’è ovviamente anche quello di Daniele De Rossi e di Francesco Totti. Il centrocampista, al termine della partita, rispose anche ad una domanda sul suo rapporto con il numero 10, da sempre motivo di dibattito: “Ho pensato a questo quando ho visto la coreografia, sarà passato un minuto da quando l’ho guardata al fischio d’inizio e mi è sembrata una vita. Stare accanto a lui per un’intera carriera a quello che verrà ricordato come il giocatore più grande della storia non è normale. In questa città un po’ strana qualcuno ha provato a raccontare la storia di me e di lui contro, per dare forza alle sue tesi… Ma sono maiali col microfono e restano maiali col microfono.”

Arriviamo al 31 ottobre del 2017: dopo la vittoria per 3 a 0 contro il Chelsea, nella sua 50esima presenza in Champions League, ecco tornare la speranza e quel senso di appartenenza ai colori giallorossi che lo ha sempre contraddistinto: “Mi ricordo la vittoria contro il Chelsea di dieci anni fa e una vittoria così rimane nella testa, ma noi non giochiamo per farci le foto da mettere nel comodino. Non dobbiamo perdere la Trebisonda, la Champions forse è un pochino sopra le nostre possibilità, però, dopo serate del genere chissà. Io comunque ringrazio sempre di essere nato romanista, anche dopo il 7-1 contro il Manchester“.

2 maggio 2018: la Roma gioca il ritorno della semifinale di Champions League contro il Liverpool. La vittoria per 4-2 dei giallorossi non basta però a superare il turno, la Roma esce ad un passo dalla finale. A fine partita De Rossi, rammaricato, ringrazierà squadra e tifosi, come solo un vero leader sa fare: “Sono orgoglioso di questo gruppo: nello spogliatoio ho ringraziato i miei compagni per quello che hanno fatto. . Questa sera ho visto un ambiente fantastico, abbiamo rivissuto quell’ambiente da romanismo autentico come l’ho vissuto nelle notti contro lo Sparta Praga o in altre partite che, seppure non vinte, mi sono rimaste nel cuore.  Noi torneremo qui per provare a vincere: la Roma deve abituarsi a giocare queste partite ogni tre anni e non ogni trent’anni“.

Chiudiamo con la frase più iconica, quella che avremmo voluto sentirci dire anche in occasione della conferenza stampa di quel maledetto martedì 14 maggio. Durante la presentazione del suo libro autobiografico firmato da Tonino Cagnucci, Daniele, con gli occhi quasi lucidi, disse la frase più bella per un giocatore e, sopratutto, un tifoso romanista: “Ho solo un unico rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera”.

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