Domande e dubbi sulla possibile ripresa della Premier League
I medici dei club hanno scritto al Consigliere Medico della Premier League Mark Gillet sottolineando come il ritorno in campo sia una questione preoccupante, e lo hanno fatto scrivendo una lettera di preoccupazioni e domande di circa 100 punti che mirano alle linee guida imposte ai club inglesi.
La lettera è stata inviata via e-mail e il portale britannico The Athletic ha individuato 10 aree tematiche all’interno di ognuna di queste vengono evidenziate preoccupazioni e quesiti riguardanti il Covid-19. Ecco alcuni punti:
- Approvazione delle linee guida, nonostante questo c’è ancora il rischio di morte.
- Responsabilità e test per giocatori e famiglie.
- Possibile trasmissione del virus attraverso i guanti da portiere.
- Alcuni club si sospetta stiano già violando le linee guida.
- Aumento del rischio per i gruppi etnici di minoranza.
- Capacità dei servizi di emergenza di assistere gli incidenti sul campo.
I medici sono stati invitati a inviare i loro punti in forma anonima al gruppo medico rappresentativo della Premier League (PLDG). Dopo che il Governo britannico ha approvato il piano per la ripresa del calcio, i dottori hanno quindi chiesto maggiore chiarezza e responsabilità sulla garanzia delle procedure di sicurezza.
Dubbi, come letto in uno dei punti, sulla mortalità nei gruppi BAME (minoranze etniche) che, apparentemente, sono le più colpite nell’indice di mortalità del coronavirus.
Inoltre, l’attenzione si concentra anche sulla responsabilità e l’esistenza della copertura dei medici per il trattamento di giocatori, personale e membri delle famiglie.
Si fa presente anche la molta pressione che ricade sui team medici per rassicurare i calciatori e il personale su una tematica in cui ancora non vi è certezza sul tema della sicurezza. Si leggono anche i seguenti quesiti:
“E’ corretto – chiedono i medici – aspettarsi che calciatori e staff accettino e siano d’accordo con la politica operativa relativa alle misure di sicurezza di un virus che tutt’ora può essere definito come sconosciuto?”.
“E se un giocatore dovesse risultare positivo al Covid-19? Di chi è la responsabilità? Del medico del club o della Premier League?”
Ma il dubbio più grande è soprattutto etico e professionale, i medici infatti si interrogano sul tema della mortalità: “come possiamo approvare le nuove linee guida se il virus ancora comporta rischio di mortalità?”
La logistica è una preoccupazione urgente, poiché molte strutture sanitarie private sono chiuse per via dell’emergenza e i club hanno bisogno di strutture di riferimento: “Possiamo essere sicuro che saranno attivi entro la ripresa? (continuano a chiedere i medici nel lungo elenco presentato al consigliere della Premier League).
Dobbiamo usare le cure del sistema sanitario nazionale? Considerando che queste potrebbero non essere soddisfacenti e comportare il rischio di esposizione all’infezione da Covid-19 in pronto soccorso e in ospedale?
La salute mentale diventa una tematica prioritaria. “Lo stress che verrà posto sui calciatori e sullo staff medico è stato preso in considerazione? E’ probabile che lo staff medico sia quello più esposto ai rischi di Covid-19. Chi si prende cura della salute mentale degli addetti ai lavori?”.
L’email termina con: “Sono molte le voci che suggeriscono come diversi club stiano ignorando gli accordi tra la Premier League e i rappresentanti del consiglio medico del campionato britannico”.
I medici affermano che la lega ha diffuso note mediche che differiscono notevolmente col dialogo interno tra i medici della Premier League stessa e invocano una comunicazione non contraddica la guida proposta dal governo.
