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Fienga e il futuro: “Il ds sospeso? Inevitabile ma le ambizioni non cambiano”

Le parole del CEO giallorosso

L’amministratore delegato del club, Guido Fienga, ha rilasciato una lunga intervista a “La Gazzetta dello Sport”, dove tenta di fare chiarezza dopo gli ultimi accadimenti che hanno riguardato il management a Trigoria, con la sospensione dal ruolo di direttore sportivo di Gianluca Petrachi.

Fienga, campionato alle porte. Partiamo dal post-Covid o dal caso Petrachi?

“Cominciamo col dire che siamo molto contenti di come Società e squadra hanno affrontato una pandemia totalmente imprevedibile. È stata dimostrata massima maturità da un gruppo di uomini veri. Fonseca, i calciatori e lo staff tecnico sono stati molto uniti, allenandosi e confrontandosi costantemente per mantenere un livello fisico adeguato a una ripresa che per molto tempo è stata incerta. E io sono grato a tutti loro per il supporto dato alla Società nell’affrontare l’emergenza e mi riferisco non solo alla professionalità e alle iniziative di solidarietà, ma anche a risvolti pratici importanti per il club (il taglio e la spalmatura degli stipendi, ndr). Siamo sempre stati favorevoli alla ripresa, l’unica via per tornare alla normalità, anche se senza il pubblico non potrà mai essere la stessa cosa, soprattutto per chi come la Roma ha nei suoi tifosi straordinari il dodicesimo uomo in campo. Abbiamo fatto il necessario per riprendere, con la massima attenzione agli standard di sicurezza, per proteggere i giocatori e le loro famiglie”.

Proprio alla luce di questa unione la sospensione del ds a pochi giorni dal ritorno in campo sembra un autogol: quasi a volersi far male da soli. Cosa è successo?

“Non crediamo che la Roma si stia facendo male. Proseguiamo convinti nel nostro progetto di crescita e ci affidiamo agli uomini che sappiano interpretarlo. Avremmo voluto evitare la decisione di sospendere il ds, ma evidentemente è stata inevitabile, essendosi rotto un rapporto fiduciario, che è la base di una relazione. Ma la concentrazione di club e squadra resta massima, in vista del campionato e della Europa League”.

I social però ribollono. C’è chi pensa che la separazione dal ds sia dovuta a un ridimensionamento delle ambizioni.

“Innanzitutto ci tengo a dire che il progetto Roma non prevede ridimensionamenti, prescinde dai singoli e va avanti sulle stesse traiettorie che abbiamo sempre illustrato. Non cambia di una virgola l’intenzione di far salire di livello Società e squadra, con elementi all’altezza per far stare la Roma lì dove merita: ai vertici del calcio italiano e protagonista in Europa. Petrachi ha partecipato allo sviluppo di questo progetto, ma è stato evidente, specie nelle ultime esternazioni pubbliche e private, un disallineamento nella sua percezione dei ruoli e nel rapporto con i vertici della Società. In ogni caso, il disallineamento non riguarda assolutamente temi di mercato”.

I modi bruschi e le uscite a vuoto mediatiche del ds sono ormai note, ma non si poteva proprio temporeggiare?

“Mi creda, avremmo preferito evitare una scelta del genere a una settimana dalla ripresa della stagione, soprattutto considerando la fatica che abbiamo fatto per riprendere. Evidentemente non è stato possibile”.

Voltiamo pagina: la trattativa con Friedkin è ancora aperta?

“Il tema della cessione del club è un discorso che riguarda la proprietà che fa le sue valutazioni. Ma è assolutamente chiaro il compito del management che guida il Club: portare la Roma sempre più in alto con un percorso di sviluppo che consenta a tutti i giocatori, dai giovani talenti ai campioni più esperti, di soddisfare le loro legittime ambizioni e di giocare qualsiasi competizione sempre con la possibilità di vincerla. L’eventuale cambio della proprietà non ha alcun impatto sulla strategia e sulle modalità di gestione del Club”.

A volte i nomi dei giocatori giallorossi vengono associati ad altri club come se la Roma fosse un supermercato…

“Io credo che già la scorsa estate la Roma ha dimostrato di non essere un supermercato, come molti la descrivevano o la consideravano. Il nostro obiettivo è quello di trattenere i giocatori migliori e sinergici ai nostri piani di crescita, offrendogli un progetto dove possano realizzare le ambizioni che nutrono. E posso assicurare che, dall’allenatore a i calciatori, il senso di appartenenza al progetto è veramente forte. In ogni caso, parlare di mercato quando ci sono dodici partite e l’Europa League da giocare è prematuro. Puntiamo a conseguire gli obiettivi e a trattenere i giocatori che dimostreranno il loro valore. Il mercato ora è legato solo a completare alcune cessioni già impostate. Vogliamo entrare in Champions League e vincere l’Europa League. Pensiamo solo a questo”.

Quindi Pellegrini e Zaniolo restano?

“La risposta è nei concetti che le ho spiegato. Far trovare qui a Nicolò e Lorenzo riscontro alle loro ambizioni. Questo è il modo più corretto di motivare i nostri giocatori e di fargli vedere il futuro sempre nella Roma”.

Fienga lei ha tante deleghe, questa è la sua Roma?

“Non credo che la Roma debba identificarsi in qualcuno. Questa non è la Roma di Fonseca, di Fienga, di un giocatore o di un ds. È semplicemente la Roma. C’è un interesse superiore: questo deve essere chiaro a chiunque lavori nella Roma”.

Nell’era Pallotta non ci sono stati trofei, ma se andasse via il bilancio sarebbe così negativo come pare a tanti tifosi?

“Se penso da dove siamo partiti e che cosa è oggi la Roma, non è giusto sia considerato negativo. L’anno scorso abbiamo fatto autocritica per alcuni errori e abbiamo lavorato tantissimo per porvi rimedio. Vi assicuro che la frustrazione di non aver conseguito successi è grande e non la sentiamo compensata dalla crescita della società in moltissimi aspetti. In ogni caso ritengo che quello fatto sia stato un buon lavoro, che ha posto le basi per un’ulteriore crescita futura. L’auspicio è che, presto, arrivino anche i trofei”.

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