La svolta inattesa sul fronte stadio
Una festa del retrogusto tanto amaro quanto, ormai, quasi inevitabile. Oggi Dan Friedkin compirà 56 anni e così ha deciso di farsi un regalo: un nuovo stadio per la Roma. Dopo oltre otto anni di speranze il progetto sull’area di Tor di Valle è definitivamente tramontato. Sono bastate 199 parole per dirgli addio, quelle votate dal Cda a margine del licenziamento della semestrale di bilancio, che annota miglioramenti su molti fronti, anche se l’esposizione debitoria resta altissima (247 milioni) e non si esclude neppure una nuova ricapitalizzazione oltre a quella che deve essere completata.
Il Comune è stato già avvisato ieri della presa di posizione e – nonostante le critiche feroci ricevute ieri dalla opposizione – già venerdì prossimo ci sarà un incontro per valutare nuove aree. Ma qual è stato il “casus belli” che ha fatto rompere gli indugi? Secondo la Rona, il pignoramento per 1,6 milioni che grava sui terreni, infatti, non rendono più l’area nella disponibilità del proponente, cioè Eurnova, la società di Parnasi in predicato di essere acquistata dal ceco Vitek. Possibile che la società intenti causa al club, ma a Trigoria paiono tranquilli.
Cio che conta è il futuro che, sotto la regia di Stefano I Friedkin ora vorrebbero investire circa 400 milioni per un impianto più piccolo (45.000 posti) e senza “business park”, contando di avere i permessi in due anni circa e pensando a una realizzazione in altrettanto tempo. Morale: se tutto andasse nella maniera migliore per il 2026 il nuovo stadio potrebbe vedere la luce. Ma dove? Non ci sono preclusioni. Il sogno sarebbe poter rifare il Flaminio, ma i vincoli della Soprintendenza – per il momento – non consentono di avere uno stadio a 5 Stelle utile per la Uefa. Così riaffiora l’ipotesi a Tor Vergata, presto collegata da un prolungamento della linea metropolitana, oppure all’Ostiense., comincia a prendere forma.
I Friedkin ora vorrebbero investire circa 400 milioni per un impianto più piccolo (45.000 posti) e senza “business park”, contando di avere i permessi in due anni circa e pensando a una realizzazione in altrettanto tempo. Morale: se tutto andasse nella maniera migliore per il 2026 il nuovo stadio potrebbe vedere la luce. Ma dove? Non ci sono preclusioni. Il sogno sarebbe poter rifare il Flaminio, ma i vincoli della Soprintendenza – per il momento – non consentono di avere uno stadio a 5 Stelle utile per la Uefa. Così riaffiora l’ipotesi a Tor Vergata, presto collegata da un prolungamento della linea metropolitana, oppure all’Ostiense.
Una previsione: dalla Bufalotta alla Massimina fino al Comune di Fiumicino, tutto tornerà a essere monitorato, ma stavolta si vuole lavorare in accordo col Comune. Per questo, qualora ad aprile si insediasse in primavera un nuovo sindaco, aspettare ancora qualche mese, per i Friedkin a questo punto non sarà più un problema. Lo scrive “La Gazzetta dello Sport”.