“Si gioca tantissimo, se non tutto, ma è una sfida calcolata: non sarebbe andato senza garanzie”
Chi come Marco Materazzi ha vissuto con loro – Ronaldo e José Mourinho – i loro anni nell’Inter sa che nascosta dall’enorme differenza che c’è fra il “tradirla” per andare al Milan e per scegliere la Roma c’è almeno una similitudine: Mourinho all’Inter sarebbe tornato, Ronaldo era lì che voleva tornare, entrambi ci rimasero male. Chi undici anni fa era abbracciato a Mou, appoggiato a un muro del Bernabeu, la notte del suo grande addio all’Inter e all’Italia, non c’è rimasto male. E non è neanche stupito di questo ritorno: «Mi sarei meravigliato di più se fosse andato alla Juve». Si legge su La Gazzetta dello Sport.
Ma ci sarebbe andato?
«Ci avrebbe pensato molto di più. Di sicuro per gli interisti se avesse scelto Juve o Milan sarebbe stato peggio: così credo che lo capiranno, per il tanto che ha fatto per l’Inter».
Dove lui sarebbe tornato?
«Due anni fa, a piedi».
Allenerà la squadra che in Italia l’ha fatto soffrire di più.
«E che, purtroppo per loro, lui ha, abbiamo, fatto soffrire di più. Ma lo ricorderanno come un nemico leale».
Da nemico di Roma a re di Roma?
«Farà di tutto perché tutti remino nella stessa direzione e saprà portare la gente dalla sua parte, soprattutto quando si potrà tornare allo stadio. Ma quel tifo sa diventare un’arma a doppio taglio, ecco perché è una sfida del fuoco: se uno scudetto dell’Inter ne vale cinque rispetto agli altri, uno alla Roma ne vale venti».
Si gioca tanto?
«Se non tutto, tantissimo. Da un paio di anni non è all’altezza del suo valore, ma non è abbastanza per metterlo in dubbio, quel valore. Però ora deve dimostrarlo».
La sua condizione psicologica ideale?
«Sì, se avrà i mezzi per sostenerla. Ma non sarebbe andato, senza garanzie: è una sfida calcolata e il non dover giocare subito la Champions un’opportunità. Lui è abituato a club disposti a fare tutto per vincere e la proprietà della Roma, per quel che so, vuole vincere. Vediamo chi compreranno: così, oggettivamente, la Roma non è da scudetto».
Comunque partirà per vincere lo scudetto?
«Mourinho che viene a Roma per non vincere non ce lo vedo: sarebbe rimasto a Londra».
Squadra e ambiente da ricostruire, rivitalizzare: Mou ideale per resettare e ripartire?
«Sì perché sa creare empatia, ha un entusiasmo contagioso e un carisma che credo sia intatto, soprattutto per chi lo conosce: e chi non lo conosce, non vedrà l’ora di farlo. Quel carisma serve anche sul mercato, per “attirare” i 4-5 giocatori importanti che la Roma deve comprare: veri, formati, pronti per vincere. E poi José capisce prima di altri cosa fare e cosa dire in certi casi».
Per questo il «Daje Roma» di ieri?
«Studiato come “Non sono un pirla”. Si è già calato nella parte: chi ha ascoltato, ha apprezzato di sicuro».
Cosa si aspetta che dica, quando parlerà?
«Credo che all’inizio lo farà poco: prima vorrà dimostrare sul campo di poterlo fare come lo fa lui».
Sentirà di più Roma-Inter o Roma-Juve?
«Roma-Juve, tutta la vita: anche perché i romanisti te la fanno sentire per forza. Ma per vincere contro l’Inter farà di tutto. E godrà, se la batterà».