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Chiamatelo già lo Special One core de Roma

Mourinho

Mourinho core de Roma. Tra lo Special One e i tifosi giallorossi è stato subito amore. Un feeling che è nato al primo impatto

Mourinho core de Roma. Tra lo Special One e i tifosi giallorossi è stato subito amore. Un feeling che è nato al primo impatto, con il tecnico che nella sua prima all’Olimpico ha subito creato le condizioni per farsi amare dalla gente. Al fischio finale di Pairetto il tecnico ha applaudito verso la Curva sud, poi uscendo dal campo si è battuto la mano sul cuore, ha ringraziato i tifosi anche in conferenza stampa.

Un rapporto che può diventare una miscela esplosiva, perché José con i tifosi dalla sua parte riesce a dare il meglio di sé. Mourinho è stato in tensione per tutti i novanta minuti. Non segue la partite, la gioca. Esce dal campo sudato come un calciatore. Corre in continuazione sconfinando dall’area tecnica. Durante tutta la partita contro la Fiorentina ha richiamato i giocatori uno ad uno per incitarli a fare il pressing.

È un altro film rispetto al passato. Ricorda un po’ Capello per il carisma con il quale interpreta il ruolo in panchina. Mourinho è burbero solo in apparenza, con i giocatori scherza, ha quasi abbracciato Veretout quando lo ha sostituito con Bove.

Un protagonista assoluto a bordo campo. Domenica sera ha lanciato un’idea: “È un peccato che quando la gente canta l’inno i giocatori non siano ancora in campo, perché penso che ci sarebbe più emozione per i ragazzi. Io ero in panchina ed è stato veramente bellissimo. Lo sapevo già da avversario, immagina adesso che sono sulla panchina della Roma“.

Per motivi tecnici non è possibile accontentare l’allenatore. Gli orari li detta la Lega, c’è un protocollo da rispettare, le squadre devono essere in campo al momento dell’inno composto dalla Lega. La società sta studiando il modo per accontentare Mourinho.

I giocatori dovrebbero entrare in campo prima per ascoltarlo e poi aspettare vicino alla panchina l’ingresso degli avversari. L’altra soluzione potrebbe essere quella di anticipare di qualche minuto l’inno. Non al termine del riscaldamento (c’è “Campo Testaccio”), ma poco prima dell’ingresso in campo, nel massimo rispetto dei tempi.

Lo scrive Il Corriere dello Sport 

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