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Giannini: “Mourinho può fare come Liedholm, Pellegrini è capitano”

È stato il capitano della Roma tra la fine degli anni 80 e il 1996. “Un principe che ha preso la sua Roma”. 437 presenze, 75 gol in 15 stagioni consecutive

Giuseppe Giannini, storico capitano dell’AS Roma, ha rilasciato un’intervista al sito ufficiale del club giallorosso. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Le ha viste queste prime sei partite stagionali?

“Quando gioca, la vediamo, certo. È partita bene, è stata anche agevolata da un calendario non difficilissimo. Ma le gare, comunque, vanno vinte e non è mai scontato. Ha sfruttato bene le occasioni. Quella di domani a Verona, ad esempio, può essere una partita da tre punti. Se gioca con quell’attenzione, quella determinazione mostrata fino ad ora”.

Mourinho sembra già padrone della situazione

“Non mi aspettavo un impatto così. È riuscito subito a entrare nella testa dei giocatori. È la sua dote più importante da allenatore. È un personaggio carismatico. Dalla prima conferenza stampa si è rivelato subito un punto di riferimento. Dopo Totti e De Rossi, avere un punto di riferimento come lui è importante e fa piacere ai tifosi”.

Anche se sono passati 40 anni dal suo esordio e 25 dal suo addio, nessuno l’ha mai dimenticata.

“Vero. Avverto sempre grande affetto nei miei confronti. Per uno che ha giocato per tanti anni nella Roma, fa piacere essere ancora riconosciuto, apprezzato. Questo è quello che rimane impresso in me. L’affetto e stima che la gente ha nei miei confronti”.

Le lacrime di Foggia hanno rappresentato forse l’emblema del suo rapporto con la Roma?

“No, di momenti passionali ce ne sono stati diversi. Positivi e negativi. Le coppe vinte. Poi, sicuramente il gol a Foggia, la serata con lo Slavia Praga, la finale con il Torino con la mia tripletta, ma che non servì per la rimonta. Tanti attimi intensi”.

Si rivede un po’ in Lorenzo Pellegrini? È un accostamento che si legge sempre più spesso.

“Non è giusto fare paragoni, come ha detto lo stesso Mourinho nella prima conferenza stampa. Diciamo che sicuramente ci accomuna il modo di giocare. All’inizio anche io, come lui, svariavo molto e facevo la mezzala agendo lungo tutto il fronte, senza dare grossi punti di riferimento. Con il tempo mi sono specializzato da regista”.

E da ex capitano, apprezza la fascia sul suo braccio?

“Mi piace, sì. È giusto che sia lui il capitano. La fascia ti matura e ti responsabilizza. Da quando è stato designato leader, sta trovando una sua dimensione importante all’interno del gruppo. Tutti gli riconoscono di essere un punto di riferimento. Lo cercano. In campo e fuori. Come succedeva a me, da capitano della Roma”.

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