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Mourinho: “Ho capito subito che l’amore che si prova per la Roma va oltre i trofei” (VIDEO)

Le parole del tecnico portoghese

Josè Mourinho ha rilasciato una lunga intervista alla testata “Esquire”. Ecco uno stralcio delle sue parole.
(QUI INTEGRALE CON LA VIDEO INTERVISTA)

C’è una sua famosa frase che dice “Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”, a questo proposito volevo chiederle se ci sono libri o un film che l’hanno accompagnata in questi anni e a cui è legato.
“No, nessun film e nessun libro, semplicemente la mia esperienza di vita, la mia esperienza come uomo e come allenatore. Questa è una frase che avrà 20 anni, ma oggi è ancora più vera perché il calcio si è sviluppato in una direzione dove il lavoro di noi allenatori è sempre più complesso. Rispetto alle generazioni precedenti dobbiamo avere questa… io direi cultura generale, l’ossessione di sapere un po’ di tutto, perché veramente il nostro lavoro oggi non è solo sapere di calcio”.

Per quanto riguarda la sua vita personale ci sono luoghi di Milano e di Roma speciali e che ama visitare?
“Prima di vivere a Roma ero venuto a giocarci o l’avevo visitata come turista con la mia famiglia. Oggi passo ogni giorno attraverso i suoi luoghi storici ed è veramente speciale. Per me San Pietro sarà sempre San Pietro e il Colosseo sarà sempre il Colosseo e potrei dirne tanti altri. Milano è stata un’esperienza diversa perché il centro allenamenti è fuori dalla città e anche casa mia lo era. I miei figli in quel momento avevano 10 e 14 anni e andavano a scuola a Lugano, dove andavo ogni volta che potevo. La mia vita è stata molto più fuori che dentro Milano. Se devo scegliere qualche luogo speciale senza dubbio direi San Siro perché è stato lì che si è fatta la storia ed è lì che ho avuto il vero contatto con gli interisti e con la città. A Roma è diverso, io vivo al centro, anche questo mi aiuta a capire quanto sia speciale”.

Per lei il tempo nel calcio è un alleato o un nemico?”
Qualche volta un alleato e qualche volta un nemico, l’importante è averne sempre il controllo. Sembra un luogo comune ma è vero, se tu vinci 1 a 0 l’orologio si ferma, la partita non finisce mai, se tu perdi 1 a 0, l’orologio è troppo veloce e la partita finisce quando tu non vuoi che finisca. Però è il controllo delle emozioni che è fondamentale. Oggi dopo tanti anni il mio rapporto con il tempo di gioco è diverso, è più controllato, con meno emozione e più stabilità. Per esempio nella partita con la Salernitana (finita 4 a 0 per la Roma ndr.) siamo stati per lungo tempo zero a zero e la squadra era in tensione. Sono stato io a dire di non preoccuparsi perché il tempo avrebbe portato alla verità. Ora ho un rapporto più controllato con il tempo”.

Il suo ritorno in Italia è stato un evento tecnico, mediatico e umano fortissimo per tutti gli appassionati di calcio. Volevo chiederle in cosa si sente migliorato rispetto a 10 anni fa?
“Tutto. Se un allenatore non migliora è perché ha perso passione e ha perso la mentalità di imparare ogni giorno. Non è un mestiere per cui è fondamentale l’età o la situazione fisica, al contrario dei calciatori. L’esperienza ti può solo migliorare. Io penso solo alla prossima partita. Tutti i match che hai giocato e i trofei che hai vinto, quelli sono in tasca e avrai tempo di guardarli quando hai smesso. Adesso voglio solo pensare alla prossima partita. Io mi sento molto più allenatore oggi che 10 o 20 anni fa”.

Se potesse regalare qualsiasi cosa alla Roma cosa le regalerebbe?
“Titoli, perché di titoli vive una società, perché i titoli alimentano la passione dei tifosi. Ho capito subito che l’amore che si prova per la Roma va oltre i trofei, è una passione eterna, sanguigna e anche familiare. Però la vittoria è quello che manca e stiamo costruendo un progetto per arrivarci. Se arriverà con me sarà perfetto, altrimenti sarebbe bellissimo aver contribuito alla costruzione di questo futuro, che è il sogno di tutti”.

Ormai è arrivato a Roma da un po’ di tempo, cosa ha scoperto di nuovo di questa squadra e dei suoi tifosi. C’è qualcosa che l’ha sorpresa?
“Sorpreso non direi perché ho vissuto e lavorato in Italia per due anni e ho giocato contro la Roma 4-5-6 volte e si capisce immediatamente l’atmosfera che c’è qui. È una passione assolutamente incredibile quella che hanno i tifosi per la squadra. È bello, è bellissimo e non è stata una sorpresa”.

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