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Pochi ma buoni: vi raccontiamo la partita dei 5000 dell’Olimpico

Ha fatto molto scalpore nella capitale la scelta della Roma di estrarre a sorte tra gli abbonati coloro che hanno avuto diritto ad assistere dal vivo a Roma-Cagliari: ecco com’è andata all’Olimpico

Dal sold-out contro la Juventus agli appena cinquemila tifosi contro il Cagliari. Un grosso salto, nel mezzo la riduzione della capienza degli stadi imposta da Lega Serie A e Governo: solamente 5000 tifosi avrebbero avuto accesso agli impianti sportivi di Serie A. La Roma sin da subito è corsa ai ripari, optando per un sorteggio tra gli abbonati, con l’obiettivo di accontentare più tifosi possibili. In questo modo, circa un tifoso su quattro (ventimila gli abbonamenti di questa stagione) ha potuto assistere alla partita di ieri sera allo stadio Olimpico. Ecco com’è andata.

“La serata è sicuramente particolare,  l’atmosfera che si respira intorno allo stadio lo è altrettanto. Niente store ufficiale del club, niente punto di ritrovo per bambini e ragazzi di fianco alla tribuna Tevere. Cosa forse ancor più impattante, niente caffè Borghetti, niente file interminabili e nessuno ad aspettarsi alla celebre “palla da tennis” che campeggia nello spazio antistante ai Distinti Sud. In strada non si vedono bandiere, il clima gara insomma non si percepisce, sembra quasi di andare ad assistere ad una gara della Primavera allo Stadio Tre Fontane.

Quello che non manca però è sicuramente lo spirito dei tifosi presenti, che nonostante la cornice desolante, il momento non favorevole della Roma e la temperatura rigida di gennaio, si avviano speranzosi verso le tribune. Non gli spalti, le tribune. Già, perché la scelta della società giallorossa è stata quella di aprire solo le due tribune, con una prevalenza di tifosi in Tevere.

Dentro lo stadio spiccano i teloni disposti dalla Roma che eravamo abituati ad osservare durante lo scorso campionato, giocato interamente a porte chiuse. Anche i tifosi presenti si scaldano e sventolano sciarpe e bandiere nel pre-gara Mai Sola Mai di Marco Conidi e Roma Roma con i calciatori già in campo – e quando la gara inizia partono anche i primi cori.

C’è spazio anche per un po’ di nostalgia, quando lo speaker decide di annunciare le formazioni alla vecchia maniera, ovvero con l’accompagnamento dei tifosi a suon di “Ole”. Parte la gara e osservare le curve deserte fa impressione. Nonostante questo, le due tribune si dimostrano più vive del solito, forse a causa della presenza di alcuni tifosi della curva, abituati a seguire la gara in piedi e cantando a squarciagola.

Il sostegno, nonostante i pochi presenti, è incessante. Il gol della Roma è celebrato nel migliore dei modi, ed ecco partire anche i primi cori per Sergio Oliveira, subito decisivo. Nel secondo tempo la Roma crea ma non concretizza e nel finale rischia grosso con il miracolo di Rui Patricio che devia la palla sulla traversa. Felix viene sostituito e lancia la maglia ai tifosi, maglia che resta per qualche minuto appoggiata sui teloni nel parterre della Tevere, con i tifosi che restano incuriositi ad osservare le operazioni di recupero.

Termina la gara con l’ormai abituale coro “Alé Alé Roma Alé”, nonostante il brivido finale, i cinquemila sostenitori se ne vanno felici dall’Olimpico così come erano arrivati: sventolando sciarpe e bandiere. Pochi ma buoni, in attesa di tempi migliori, in attesa di ritrovarsi tutti insieme a casa nostra. Perché l’Olimpico deserto è come una casa vuota. E noi non vediamo l’ora di riempirla nuovamente di colori e passione.

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