Il tecnico giallorosso dopo Roma-Cagliari ha sottolineato come la Roma sfrutti poco le occasioni che crea: e i numeri gli danno ragione
Tante occasioni e un solo gol (su rigore): questa è la sensazione più diffusa tra tifosi e addetti ai lavori dopo Roma-Cagliari di ieri pomeriggio. Una sensazione confermata dai dati e, soprattutto, denunciata dalle parole di Mourinho nel post partita ai microfoni di Dazn.
“Spero che in qualche partita facciamo tanti gol, le opportunità le abbiamo. Ho visto qualche statistica, siamo la squadra con più tiri in porta, mamma mia… “. Così lo Special One si è lasciato andare dopo il successo di misura contro i sardi all’Olimpico, manifestando una certa insoddisfazione per la poca precisione sotto porta e, in generale nelle scelte in fase di rifinitura e finalizzazione dell’azione. Guardando i numeri, le parole del tecnico giallorosso sono una fotografia più che veritiera delle abitudini della squadra.
La Roma, infatti, è seconda in Serie A per tiri effettuati con 353 conclusioni (e probabilmente, come detto da Mourinho, prima di Atalanta-Inter era in testa), alle spalle soltanto dell’Inter con 358 tiri. Mentre per tiri in porta, i giallorossi occupano il terzo posto della graduatoria, con l’Inter in vetta (136), seguita da Sassuolo (127) e Roma (111). Ma la poca precisione è dettata dalla percentuale di tiri in porta che vengono trasformati in rete: se la Roma è sul podio per conclusioni tentate, ha, di contro, soltanto l’ottavo attacco del campionato, con 36 reti in 22 partite (media di 1,64 gol a partita).
La percentuale di gol per tiri in porta, infatti, è bassissima: soltanto il 32% delle conclusioni nello specchio della porta si trasformano in rete. Un dato preoccupante se si confronta con quello, ad esempio, del Milan (47%), della Lazio (44%), dell’Atalanta (42%), o dell’Inter (38%).
Altri dati significativi della produzione offensiva giallorossa sono certamente quelli dei corner e dei legni colpiti. La Roma, infatti, è prima per calci d’angolo in Serie A (138) e seconda per legni (9 al pari del Napoli), con quest’ultimo dato che mette insieme sfortuna e imprecisione: due termini, da sempre, ricorrenti quando si parla di Roma.