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Onorato: “Stadio della Roma, noi siamo quelli del sì”

Parla l’assessore allo sport: progetti ambiziosi e investimenti. “Questa città è una Ferrari in garage, bisogna riportarla in pista”

«Prima c’erano quelli del no, noi siamo quelli del sì». Alessandro Onorato, il nuovo assessore a Sport, Grandi Eventi, Turismo e Moda, ha 41 anni compiuti a settembre, ma sembra molto più giovane, e possiede un entusiasmo travolgente. Ha mosso i primi passi nel settore della ristorazione ed è entrato per la prima volta in consiglio comunale nel 2008, in quota Pd. Nelle ultime elezioni ha coordinato la lista civica a supporto di Gualtieri, portando voti decisivi al nuovo sindaco. Audace e deciso, talvolta spiazzante, l’assessore che viene dalla periferia (Ostia è la classica “città nella città” con i suoi 230mila abitanti) ha progetti, intuizioni, visioni. E parte da una metafora che somiglia tanto a quella del “gigante addormentato”, utilizzata da Ryan Friedkin nel momento in cui papà Dan acquistò la Roma da Pallotta: «La nostra città adesso è una Ferrari chiusa in garage con la polvere sopra. Se la tiri fuori e la sai guidare… beh, vai forte».

Serve anche la benzina. Tanta.
«Le cito un dato: il Dipartimento Sport di Roma Capitale spende attualmente più soldi in guardiania di impianti sportivi comunali chiusi e abbandonati, 850mila euro, che per la promozione sportiva, 800mila».

Essere assessore di sport, turismo, moda e grandi eventi sotto Covid non è un po’ come essere assessori di niente?
«In effetti oggi sono un assessore al disastro, ma è anche vero che i grandi eventi e i flussi turistici si programmano. Passo gran parte della mia giornata a evitare che il tessuto economico, turistico, eventistico e della moda venga svenduto a prezzo di saldi ai fondi esteri. Questa città deve tornare a essere la Capitale mondiale dei grandi eventi. C’è però un peccato originale: il “no” alle Olimpiadi del 2024».

Fu una scelta dell’amministrazione Raggi, che lei non condivide evidentemente.
«Noi quelle Olimpiadi le avremmo vinte. E invece sono andate a Parigi. È stato uno schiaffo in faccia a tutte le federazioni, agli appassionati e agli atleti. È un messaggio negativo clamoroso a un popolo di donne e uomini che credono nel valore dello sport. Quando dici “no” alle Olimpiadi stai dicendo al mondo che Roma abdica al suo ruolo primario. Continuo a pensare che sia il punto più basso raggiunto da questa città».

Roma vista da fuori è politica e centro di potere, ma curiosamente quel potere non porta quasi mai benefici alla città. Ad esempio, i fondi che arrivano dal governo e dall’Europa secondo lei sono equi?
«Ci aspettiamo che i fondi del PNRR vengano distribuiti in modo migliore di come sta avvenendo. E siamo pronti a farci sentire nell’interesse della nostra città. Ancora una volta starebbe prendendo forma il criterio di non tenere conto della popolazione nella ripartizione delle risorse tra le città sui 700 milioni di € per il capitolato sport e inclusione. Sarebbe inaccettabile che Roma, con 2,8 milioni di abitanti, finisse per avere le stesse risorse di un comune di 50mila anime. Abbiamo il 4,8% della popolazione e ci aspettiamo la stessa percentuale nello stanziamento dei fondi. Noi non chiediamo favori, né mancette o aiuti. Semplicemente il giusto».

Per i grandi eventi, Roma tornerà centrale?
«Deve tornare a esserlo. La Ryder Cup del 2023 è un evento pazzesco, il primo per importanza commerciale. E il Movimento 5 Stelle era contro, come al solito. Puntiamo anche a rilanciare la Formula E, che fino all’anno scorso era articolata in una sola giornata: abbiamo chiesto agli organizzatori di raddoppiare, moltiplicando la visibilità e gli introiti, i ritorni. Vogliamo una ricaduta positiva sui territori e coinvolgeremo le scuole per i processi di guida sicura, oltre ad asfaltare le strade. Sempre nel 2023 puntiamo a organizzare la gara inaugurale degli Europei maschili di pallavolo e nel 2024 avremo gli Europei di atletica leggera. Ad agosto 2022 sono in programma gli Europei di nuoto. Nel 2025 c’è il Giubileo. Possiamo davvero compiere un rilancio totale di Roma grazie agli eventi».

E gli Europei di calcio del 2028? Il presidente Figc Gravina vorrebbe organizzarli in Italia. Roma che ne pensa?
«Sono pronto a stendere il tappeto rosso a Gravina, mi dica dove e quando. Euro 2020, ad esempio, è una cosa positiva che riconosco al percorso politico precedente. Portoni aperti alla Figc: vogliamo fare la nostra parte»

Capitolo stadio della Roma: un’odissea infinita. E un danno d’immagine enorme per la città.
«Contribuire alla realizzazione degli stadi della Roma e della Lazio è una priorità di questa amministrazione. Vogliamo affrontare questo tema in modo serio e non come propaganda elettorale. Siamo disposti ad ascoltare le proprietà della Roma e della Lazio. I nostri obiettivi sono chiari: promuovere lo sport di base, investire sull’impiantistica sportiva e organizzare i grandi eventi: ci muoviamo su questi tre filoni».

Giovedì incontrerete i Friedkin. I tifosi possono nutrire speranze che sia la volta buona? Roma Capitale è stata anche citata per danni per il vecchio progetto…
«Siamo felici di incontrarli e di ascoltare i loro progetti. E siamo pronti a facilitare l’Inter in un sano equilibrio tra interesse pubblico e privato. Ci dev’essere un iter ben preciso e ci vorrà tempo, ma non prenderemo in giro la gente. Sulla causa come sapete c’è una delibera della giunta Raggi che ha tolto l’interesse pubblico dal vecchio progetto sullo stadio. Il soggetto privato, cioè il gruppo Vitek, ha citato per danni Roma Capitale per oltre 330 milioni di euro. È giusto che il Comune si difenda, ma la controversia è figlia di un progetto finito male e di un’incapacità amministrativa di saperlo portare a casa».

E il Flaminio? Lotito si è fatto sentire?
«Quello è il monumento all’incapacità, il monumento del “no” della precedente amministrazione. Nei prossimi giorni avvieremo un procedimento. Con Lotito ho parlato. Ma conta poco parlare, servono i fatti. Se Lotito vuole presentare un progetto per fare lo stadio della Lazio al Flaminio noi saremo pronti a valutarlo. Da qui a un mese finiremo il censimento degli impianti sportivi comunali chiusi, dal piccolo campetto di quartiere allo stadio Flaminio. Sarà un’operazione verità. Questi impianti vanno restituiti immediatamente a imprenditori, associazioni e società sportive».

Lei è laziale, il sindaco Gualtieri è romanista. Come procede la convivenza politico-sportiva?
«È goliardica e assolutamente positiva. Io sono diventato laziale per colpa o per merito di un amico di mio fratello. Mi portò in Curva Nord quando ero bambino. Ricordo che prese il biglietto dal Lazio Club Re Cecconi, costava 21mila lire. Quel club non c’è più. E comunque i miei amici mi accusano di essere diventato filo- romanista perché uno dei primi temi che ho voluto affrontare da assessore è stata la situazione di Campo Testaccio. Non è possibile che si trovi in quelle condizioni. Ho detto alla Roma che siamo disposti ad aprirlo anche domani, ma non per farci i campi da padel, come si ipotizzava in Conferenza dei Servizi. L’idea è quella di restituirlo alla cittadinanza, restituendo a Campo Testaccio una forte valenza storica e simbolica».

Roma non ha un palazzetto comunale per far giocare gli sport di squadra indoor nei massimi campionati. Quello di viale Tiziano è stato chiuso al termine della stagione 2017-18 e i lavori sono iniziati solamente da qualche mese. Quando riaprirà?
«Siamo arrivati e abbiamo trovato un cantiere eterno. Per settembre vogliamo ridare una casa al basket e alla pallavolo di alto livello. L’A1 femminile di volley gioca al PalaEur pagando cifre non sostenibili, l’Eurobasket emigra da anni fuori città. Dobbiamo accelerare affinché i lavori entro giugno siano finiti».

Qual è la situazione dello sport di base? Quali gli investimenti per sostenere le società?
«Una settimana fa sono andato dalla sottosegretaria Vezzali e ho rappresentato gli 8 comuni più popolosi d’Italia per allarmare il governo e chiedere immediatamente un intervento straordinario sul tema del caro bollette. I costi sono triplicati. Oggi una piscina comunale medio-piccola paga 10mila euro al mese di bollette, un centro sportivo più grande arriva a pagare anche 50mila euro al mese. Abbiamo anche chiesto di estendere il superbonus del 110% ai lavori di ristrutturazione su tutto l’impianto e non soltanto sugli spogliatoi. Qui c’è in gioco il futuro dell’associazionismo sportivo, oggi purtroppo a rischio, o addirittura oltre».

Una grande città può migliorare grazie allo sport. Roma vuole davvero farlo?
«Domani (oggi, ndr) chiuderemo il nostro primo bilancio. Abbiamo stanziato 4,5 milioni di euro per realizzare 100 playground all’aria aperta in città, 3 milioni per percorsi di sport nelle quindici ville più importanti di Roma e altri 10 milioni per recuperare le palestre scolastiche e gli impianti che abbiamo trovato chiusi. Sì, lo vogliamo. Dobbiamo riportare in pista questa Ferrari».

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