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Zaniolo, la Roma e il coraggio di ribellarsi

Zaniolo segna e tocca il cielo con un dito. Poi lo sconforto e la voglia di rialzarsi. La strada dei grandi e dei ribelli passa anche da qui

“Et facere et pati fortia Romanum est”. È destino dei romani compiere e patire cose forti. Grandi imprese e forti emozioni. A guardare cosa è successo ieri all’Olimpico, sembra che Tito Livio abbia trovato le parole più giuste per parlare di Roma e dei romanisti. Da Livio a Zaniolo cambiano gli interpreti, non le emozioni. Il primo manifesto del romanismo nasce più di duemila anni fa.

Sono invece bastati solo pochi secondi ieri ai tifosi della Roma per passare dalla negatività alla gioia più pura, per poi di nuovo sprofondare nello sconforto più profondo. Pochissimi secondi. Per i più precisi, tra il gol di Zaniolo e il cambio di decisione ne passano solo 168. Pochi in assoluto, un’infinità per chi in passato è stato campione d’Europa per 55. Anche lì un incredibile saliscendi di emozioni, anche lì la gioia toccata e poi lasciata scivolare via.

Senza continuare a scomodare memorie di partite ben più importanti di un Roma-Genoa finito a reti bianche, sembra incredibile pensare che in così poco tempo quello che sembrava un finale da sogno si sia trasformato in un incubo. E dire che il film sembrava perfetto. Proprio Nicolò, l’uomo della settimana. Da lunedì non si era parlato d’altro: Zaniolo di qua, Zaniolo di là. E invece Zaniolo è a Roma. Aveva bisogno di gridarlo forte al mondo e avevano bisogno i tifosi di sentirglielo urlare. Una partita bloccata, una sorte che sembra segnata. Come Prometeo, il numero 22 giallorosso non ce la fa a non opporsi al destino, si ribella. Protegge palla, come solo lui sa fare. Si gira, salta il primo uomo, salta anche il secondo. Si sposta la palla sul sinistro, e senza guardare lascia partire un rasoterra che fulmina Sirigu.

Come Prometeo si ribella, e come Prometeo è destinato a ricevere un castigo. Solo che questo Nicolò ancora non lo sa. Si lascia andare ad un’esultanza vecchio stampo, con una folle corsa sotto la Curva Sud. La folla impazzisce, lui si leva la maglia e vuole che quel momento non finisca mai. La rivincita di un’intera tifoseria, che in questi giorni aveva visto trattare dalla gran parte degli opinionisti il proprio club come un qualcosa di debole, di inerme. Zaniolo di qua, Zaniolo di là. E invece Zaniolo è a Roma, è con i romanisti.

Poi l’arbitro Abisso confabula con i calciatori del Genoa, che protestano per un pestone di Abraham a inizio azione, sfuggito ai presenti in diretta. Corre al video, e prende la più impopolare delle decisioni. Annulla il gol, esasperando un ambiente che in questi mesi ha subito già troppo dal punto di vista arbitrale.

In quel momento termina la partita, con la Roma che perde la testa e il Genoa che porta a casa un punto prezioso in ottica salvezza. Nel frattempo Zaniolo è stato espulso per proteste (per la verità non troppo feroci). La sua uscita è accompagnata da applausi e cori. Il talento della Roma ha pagato la colpa di essere un ribelle, di aver scelto la via più difficile. Lui che, dopo due gravi infortuni, sa bene cosa significhi lottare per un obiettivo, per un sogno.

All’uscita dallo stadio c’è chi, scoraggiato, si lascia andare al più classico dei “Mai ‘na gioia”. Non è così, e in cuor loro lo sanno anche gli stessi tifosi scoraggiati. È meglio aver lottato e perso, che non aver mai lottato. Non è vero che la Roma è il gol annullato. La Roma è la corsa sotto la curva, è la gente che si arrampica sui cancelli a bordo campo. È l’estasi di un gol al novantesimo, a prescindere da quanto accadrà poi nei minuti di recupero. In serata è poi proprio Zaniolo a mettere a tacere ancora una volta le chiacchiere e i malumori.

Lo fa pubblicando una foto. È la foto che lo ritrae sotto la Curva Sud, con le braccia aperte come a voler prendere tutto l’amore dei suoi tifosi. Sotto, una descrizione breve ma cristallina. “Possono cancellare tutto, ma questo rimarrà per sempre impresso nella mia mente”. È quasi una dichiarazione. Dichiarazione di guerra e dichiarazione di amore. Parole forti. Et facere et pati fortia Romanum est.

 

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