Il cronista sportivo: “Era un gioiello per come giocava, mi venne in mente quella parola”
Intervistato dal Corriere dello Sport, il cronista sportivo Marcos Villalobo ha raccontato come è nato il soprannome di Paulo Dybala: “Vedevo quel ragazzino di 17 anni colpire di sinistro il quel modo, diverso da tutti gli altri. Voglio dire, il modo di portare il piede sotto il pallone, di calciare e lasciare che il gesto non finisse nel tiro, il corpo si muoveva in modo elegente, con stile, come una danza”.
“Era un gioiello per come giocava, mi venne in mente quella parola. E decisi che lo avrei chiamato in quel modo“. Villalobo ha poi aggiunto: “Dybala aveva debuttato con l’Instituto Atletico Central contro l’Huracan nel campionato Nacional B. La settimana successiva avrebbe giocato in trasferta contro l’Aldosivi. Fu allora che nacque il suo soprannome. Era il 20 agosto 2011, Dybala segnò il suo primo gol tra i professionsiti, di testa, sbucando da dietro due difensori, in mezzo all’area. Esultò indicando il cielo, omaggio al padre scomparso, Adolfo, che lo aveva accompagnato per anni agli allenamenti, da Laguna Larga a Cordoba”, ha spiegato Villalobo.
Villalobo si è soffermato sul trasferimento del suo amico Dybala alla Roma: “Lo hanno ricevuto come un fuoriclasse, era ciò di cui aveva bisogno, sentirsi amato“.