L’ultimo è Faticanti, ma la carriera di Mourinho racconta di tanti “bambini” lanciati
“Mourinho allena i campioni, i giovani non li vede proprio”. Questo è uno dei luoghi comuni più falsi che abbiano mai accompagnato lo Special One in oltre vent’anni di carriera. Una delle tante etichette con le quali Josè Mourinho è stato accolto ormai 482 giorni fa, quando sbarcò a Roma per iniziare la sua avventura sulla panchina giallorossa. Certo, per uno che nella sua carriera ha allenato calciatori del calibro di Cristiano Ronaldo, Drogba e Eto’o, sulla carta diventa complicato trovar spazio per giovani calciatori con zero esperienze alle spalle. Ma l’esperienza romanista è solo l’ultima prova di un occhio Special che il portoghese ha sempre avuto per i talenti “forti”, non giovani e basta, anche se, nel post gara di Helsinki-Roma, li ha definiti in maniera affettuosa “bambini”. Nell’ultimo anno e mezzo Mourinho ha dato spazio a Zalewski (2002) e Felix (2003), rendendoli due elementi in pianta stabile della Prima Squadra. Ha offerto un buon minutaggio a Bove (2002) e concesso la gioia del debutto, anche da titolare come a Helsinki, all’italo-australiano Volpato (2003). Sotto la sua gestione, oltre ai 2001 Darboe e Providence, si sono già affacciati Tripi (2002), Feratovic (2002), Ciervo (2002), Keramitsis (2004), Missori (2004), Mastrantonio (2004), Tahirovic (2003), recentemente convocati per la prima volta anche Cherubini (2004) e Cassano (2003), infine nel ritiro estivo è rimasto impressionato da Ivkovic, udite udite classe 2006.
Ma il passato racconta di storie analoghe. Dal debutto di Ricardo Costa con il Porto a 19 anni a quello di Loftus-Cheek con il Chelsea a 18, stessa età di Santon, lanciato dallo Special One nell’Inter che avrebbe poi vinto il “Triplete”. Al Real Madrid ha lanciato Nacho, Morata, Casemiro, Fabinho e Sarabia, al Manchester Utd preferì McTominay a nomi più blasonati, scelse di promuovere il giovane Tanganga dall’Academy del Tottenham nel momento di massima emergenza nel reparto arretrato. Giovani, sì, forti, anche. Ma la carta d’identità non ha mai pesato troppo agli occhi dello Special One, che continuerà sempre a preferire i Dybala, gli Abraham e i Wijnaldum, facendo storcere la bocca anche a qualche scout che lavora a Trigoria. Eppure l’occhio Special continuerà a premiare i talenti più cristallini, quando riusciranno a trovare spazio tra i campioni di cui vorrà sempre contornarsi.