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Bove: “Ringrazio Mourinho per avermi lanciato. Norvegia? Ho chiesto a Solbakken…”

L’intervista al giovane centrocampista giallorosso

Edoardo Bove è tra gli azzurri impegnati nell’Europeo Under 21 in Romania e Georgia. L’Italia, dopo aver perso all’esordio contro la Francia, ha superato ieri 3-2 la Svizzera. Bove ha giocato tutta la partita contro gli elvetici e ha parlato in conferenza stampa delle ambizioni della squadra, che mercoledì affronterà la Norvegia nell’ultima gara del girone:

“Bisogna credere nella Nazionale Under 21 per l’alchimia che si sta creando nel gruppo. Sappiamo che in questo tipo di competizioni europee non bastano le mere qualità tecniche o di ogni singolo giocatore perché se non hai un’unità di gruppo è molto difficile arrivare in fondo. Io ho avuto la fortuna negli ultimi due anni di disputare due finali con la Roma e credo da questo punto di vista di sapere cosa significhi e quanto sia difficile arrivare in fondo alle competizioni europee. La reale cosa su cui soffermarsi ritengo che sia il nostro gruppo e la nostra grande unità”.

Sul match contro la Norvegia

“La Norvegia è una squadra molto ostica, abbiamo visto le due partite precedenti e se l’è giocata sia con la Svizzera che con la Francia. Sono una squadra che ci può mettere in difficoltà ma se noi facciamo tutto quello che ci viene richiesto, con l’approccio e la mentalità giuste, credo che faremo una grandissima partita. Sulla Norvegia ho cercato di informarmi anche con Solbakken ma non mi ha dato tantissime informazioni (ride,
ndr.)”

Il giudizio sulla stagione

“La mia stagione può essere divisa in due parti. La prima in cui ho giocato un po’ di meno ed una seconda in cui ho trovato più continuità ma sono tutti momenti di crescita soprattutto per un ragazzo giovane come me perché impari sia quando non giochi che soprattutto quando lo fai. In vista dell’Europeo arrivare con più minuti nelle gambe, soprattutto nella seconda parte della stagione, mi ha dato grande vantaggio, e sicuramente tutto ciò aiutato per la convocazione e per arrivare a questa competizione nel migliore dei modi.”

È un po’ buffo parlarne dopo la Francia, ma la Svizzera si è lamentata per due episodi in cui sei stato protagonista: non c’era il Var. Sul primo c’è qualche dubbio, sul secondo con il Var viene quasi sempre dato rigore. Tu che li hai visti cosa ne pensi?

“Il secondo l’ho rivisto ed è definibile come ‘step on foot’. Volevo soffermarmi su questo perché senza Var ci sono delle decisioni che vengono viste dal campo e sulle quali subito dopo, con le riprese, si ha tutta un’altra prospettiva. È stata una dinamica molto veloce e vista dal campo non era così netta; vedendola ci sono dei dubbi ma sono sicuro che al di là di tutto gli errori arbitrali sono parte delle partite. Si può contestare il fatto che in una competizione così non ci siano il Var e la Goal Line Technology. Noi dobbiamo pensare a fare bene sul campo, siamo tutti sulla stessa barca”.

Tra l’altro in un’azione finita, in cui la palla stava uscendo…

“È stata un’azione molto rapida, però come ho detto prima non mi focalizzerei sui singoli episodi”.

Ti era stato chiesto di aggiungere un po’ di caratteristiche da ‘cane malato’…

“Sicuramente l’aggressività e i contrasti sono una mia caratteristica, ma ieri l’approccio di tutta la squadra è stato talmente buono che era difficile non andare 3-0 all’intervallo, perché siamo entrati davvero bene in campo e abbiamo fatto quello che il mister ci ha chiesto. Abbiamo sfruttato anche le occasioni. L’approccio è sempre fondamentale a questi livelli”.

Che cosa è successo nei primi minuti della ripresa? Forse pensavate già di aver vinto.

“No, non credo. Sono stati degli episodi, quando prendi gol subito ci metti poco a riorganizzarti. Poi ne abbiamo preso un altro e c’è stato un periodo di tempo in cui ci dovevamo assestare. Appena abbiamo ritrovato le misure abbiamo fatto una buona gara difensiva anche nel secondo tempo”.

Qual è il tuo rapporto con Mourinho? Che differenze ci sono con Nicolato?

“Il mister è la persona che mi ha lanciato nel calcio dei grandi e lo posso solo ringraziare. Nicolato pur non giocando nella Roma mi ha sempre fiducia e gli sono grato. Ognuno ha il suo modo di giocare e di vedere il calcio, sta anche ai singoli giocatori capire i valori e quello che devi fare in campo. Cerco di dare il meglio per entrambi e spero di continuare così”.

Cosa pensi che serva per piacere a due persone così diverse?

“Io credo di potermi definire un lavoratore, non mi tiro mai indietro. Credo sia una qualità che viene apprezzata dagli allenatori. Poi è l’insieme del giocatore quello che viene analizzato. Un giocatore può piacere più o meno”.

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