Otto punti persi sui nove totali a disposizione. Lo Special One mai così male nella sua carriera, adesso bisogna tornare a vincere e convincere
Sbagliare è umano e anche i più grandi, a volte, cadono. Quello della Roma non è stato sicuramente un bell’avvio di stagione, considerando il solo punto guadagnato nelle prime tre partite contro Salernitana, Verona e Milan, ma è abbastanza fuori luogo poter pensare di giudicare ora l’operato della squadra – che nel corso del calciomercato ha abbracciato tanti nuovi giocatori – e di José Mourinho. Perché sotto la lente d’ingrandimento dei più puntigliosi è finito anche lo Special One, il condottiero che per due anni di fila ha portato il suo gruppo (anche grazie alla forza dei ragazzi) in una finale europea per due anni consecutivi. Prima la Conference, vinta, poi l’Europa League, persa e sappiamo come.
Il pareggio con i granata ha destato preoccupazione, la sconfitta con i gialloblù ha scatenato la rabbia. Con il ko contro i rossoneri, i giallorossi sono arrivati alla sosta nazionali senza aver ottenuto una vittoria. Quattro i gol fatti, sei quelli subiti, diciottesimo posto in classifica. Poco altro da aggiungere: una situazione negativa dalla quale la squadra è chiamata a uscire il prima possibile.
Un dispiacere anche per Mourinho, che dopo due avvii a dir poco ottimi nelle prime due annate all’ombra del Colosseo (con i 9 punti conquistati nelle prime tre gare del 21-22 e i 7 del 22-23) si è ritrovato a dover fare i conti con una realtà tutt’altro che semplice da affrontare. Quello della stagione 2023-24 è infatti il peggior inizio di sempre da quando lo Special One allena squadre di club. 1 punto in tre match: mai peggio di così. Neanche nel 18-19 con il Manchester United, quando il bottino fu di tre punti (una vittoria con il Leicester e due sconfitte contro Brighton e Tottenham), nel 12-13 e nel 15-16, quando raccolse quattro punti prima con il Real Madrid e poi con il Chelsea. Una statistica che lascia l’amaro in bocca, ma la stagione della Roma deve ancora iniziare. Lo scrive Sergio Carloni de “Il Romanista”.
