Il giornalista e bordocampista di DAZN Tommaso Turci ha parlato ai microfoni di Retesport in merito all’arrivo di De Rossi sulla panchina della Roma, subentrato al posto di José Mourinho. Ecco le sue dichiarazioni.
L’aspetto preminente è l’affinità con il gruppo
“Sono assolutamente agli antipodi, nell’approccio alla comunicazione, in campo, è difficile trovare un punto di contatto. Mi sembra che oggi la Roma creda tanto in De Rossi come la prima Roma credesse totalmente nel verbo di Mou. Ecco su questo aspetto c’è un’assonanza. Tra fine dicembre e inizio gennaio, la sensazione è che qualcosa si fosse rotto tra Mourinho e la squadra”.
Si percepiva anche dal campo una differenza nei rapporti tra squadra e Mourinho rispetto all’anno scorso?
“Avendo seguito quasi sempre la Roma dal campo, ho notato una brillantezza mentale diversa della prima Roma di Mourinho rispetto all’ultimo periodo, quasi come se le energie mentali si fossero pian piano spente. Meno comunicazione in campo, meno aiuto tra compagni, a volte non è solo colpa dell’allenatore. Credo che i risultati favoriscano tanto la crescita mentale di una squadra”.
La differenza nel rapporto con gli arbitri rispetto all’era Mourinho?
“È un dato evidente, penso che non ci sia stato uno staff tecnico più complicato da gestire De Rossi non le manda a dire, brontola con il quarto uomo ma lo fa sempre.”
C’è un calciatore a cui si rivolge maggiormente De Rossi?
“In questa prima fase sicuramente El Shaarawy è uno di quelli più seguiti, forse per alcuni movimenti da fare, poi parla tantissimo con Paredes, con il quale c’è un rapporto d’amicizia ed è soprattutto il metronomo della squadra, che detta i tempi della squadra. Ma ripeto De Rossi veramente si rivolge a tutti. Non parla con tutti in italiano, con alcuni come Celik ad esempio parla in inglese per dare indicazioni anche basiche”.