Tutti in fila per salire sul carro giallorosso ma non c’è posto
E adesso, come da consolidata tradizione, è partita la rincorsa per salire sul carro della Roma. Opinionisti a tassametro, morti di fama, saccenti e saccentoni, tifosi di stessi, testimoni diretti di banalità, critici per mancanza di prove: eccoli lì, tutti fasullamente felici per l’impresa della Roma. E, ovviamente, smaniosi di partecipare. Di accodarsi. Di recuperare terreno. Di sfruttare l’occasione per un tornaconto personale o imprenditoriale. No, grazie. State bene così. Perché, in fondo, portate pure un po’ jella con la vostra presunta sportività. Siete troppo finti per sperare di essere creduti. La gente ormai vi ha sgamato, fate più bella figura se continuate a stare nel vostro putrido mondo.
Chi si è dimenticato della Roma per mesi, trattandola alla pari di un club di Terza Categoria, adesso si ricorda che non ci sono altre squadre italiane in giro per l’Europa e che, quindi, “Siamo tutti romanisti”.
No, grazie. Come se avessimo accettato. E, poi, piano con le parole. Siamo tutti romanisti un par di ciufoli.
Perché con i sentimenti non si scherza, nella buona e nella cattiva sorte. Uno è della Roma sempre, non solo se o quando gli conviene, gli fa comodo esserlo. Quando cioè parlare bene della Roma o elogiare chi era stato considerato fino all’altro giorno un pippone senza scampo porta click, ascolti o copie vendute.
Giù le mani dalla Roma.