L’inizio shock, la lontananza dal campo, la rinascita e l’affermazione.
Il tortuoso percorso che collega Pontedera alla Capitale.
Nato a Pontedera (provincia di Pisa) il 17 aprile 1996, Gianluca Mancini cresce calcisticamente nella Fiorentina.
Alto 190 cm, inizia a giocare nella linea mediana, per poi affermarsi come difensore centrale. Con i Giovanissimi Nazionali viola vince uno scudetto nel 2011. Poi fa tutta la trafila fino ad entrare in prima squadra con Vincenzo Montella, trovando spazio a fianco di Savic nel finale di un’amichevole a Malaga nell’estate del 2014. Viene portato in panchina quattro volte in Europa League, mentre nell’estate successiva prende parte al ritiro di Moena agli ordini di Paulo Sousa. Infine il prestito al Perugia nella stagione 2015-2016. Ed è proprio a Pian di Massiano che l’allora 19enne cresce, come uomo e come calciatore.
Come ci ricorda il collega Antonello Ferroni, direttore di CalcioGrifo.it, nonché prima penna per lo sport de “Il Messaggero Umbria, gli inizi sono stati tutt’altro che in discesa.
“Il ragazzo era acerbo ma promettente e Bisoli decide di puntare su di lui, forse prematuramente. Fa il suo esordio il 9 agosto 2015 in un Perugia-Reggiana di Coppa Italia (2° turno di qualificazione), gara vinta dai biancorossi per 3 a 1. Poi – ricorda Ferroni – l’allora tecnico dei grifoni sorprende tutti. E’ il 17 agosto e Mancini viene confermato titolare, niente di meno che a San Siro contro il Milan di Mihajlovic nel 3° turno di qualificazione.
Il ragazzo disputa un inizio gara attento e senza sbavature, fino all’errore decisivo. Un disimpegno sbagliato regala la rete ai rossoneri. Mancini va nel pallone e viene sostituito al 46’ del primo tempo. Finisce 2 a 0 per i padroni di casa con le reti di Honda e Luiz Adriano. Perugia eliminato e sul giovane difensore piovono critiche pesanti. Il colpo, soprattutto a livello psicologico, è di quelli da ko. Ed è allora che Bisoli compie un piccolo “miracolo”, l’unico in quella disgraziata stagione biancorossa. Lo protegge, lo tiene lontano dai riflettori. Crede molto nelle sue potenzialità e non vuole bruciarlo.
Mancini, nonostante l’età, ha le spalle larghe e attende il momento del riscatto.
Ed il giorno arriva. Il classe ’96 torna in campo il 19 gennaio contro il Vicenza, poi viene centellinato fino a fine campionato quando disputa le ultime sette gare da titolare. Da quel momento diventa un punto di riferimento assoluto per il Grifo. E’ veloce, dai piedi buoni e in marcatura dimostra un’attenzione da veterano. Poi l’affermazione nella stagione successiva con Bucchi, il trasferimento a Bergamo nell’estate del 2017, l’esordio in Under 21 il 1 settembre dello stesso anno e quello in Nazionale maggiore il 16 novembre 2018. Il resto è cronaca. Sono certo – conclude Ferroni – che quei quattro mesi e mezzo di buio siano stati fondamentali per la crescita del ragazzo”.