Fuori la politica dal mondo del pallone. I calciatori, idoli dei bambini, devono essere responsabilizzati sui messaggi che decidono di condividere sui social network
Questo articolo non vuole parlare di politica. La premessa è fondamentale e doverosa.
“Siamolaroma.it” rimarrà sempre un portale dedicato all’AS Roma, in tutte le sue sfaccettature, positive e negative, ma tutte legate alla nostra squadra di calcio.
E nessuno (e quando scriviamo “nessuno”, non facciamo sconti proprio a nessuno) ha il diritto e la facoltà di legare il marchio, il simbolo dell’ASRoma, a battaglie personali di stampo socio-politiche .
Lo avremmo detto e scritto di ogni calciatore, su qualsiasi tematica avesse sottolineato, accentuato o rimarcato un concetto che non ha nulla a che fare con l’attività della squadra giallorossa.
Ci siamo stretti attorno a Juan Jesus, vittima di una forma di razzismo vile e becera, ci siamo risentiti di alcuni scivoloni dialettici o di atteggiamenti fuori luogo di alcuni tesserati, perché l’errore è oggettivo e mai condizionato dal colore della maglia.
E quella maglia lì non c’entra nulla con il messaggio che Cengiz Under ha voluto mandare, attraverso il suo account Twitter: un saluto militare, accompagnato dalla bandiera della Turchia, oggi impegnata in un attacco militare nel Nord-Est della Siria ai danni del popolo curdo.
Non uscirà una sola riflessione o opinione in merito: questo portale non sarà mai teatro di un dibattito politico.
Ma lo stesso vale per la Roma, che mai dovrà entrarci né diventare un veicolo per un messaggio di questo tenore.
Tutelando al massima la libertà d’opinione, diritto inalienabile sul quale ci batteremo sempre, chiediamo a Under di rivelare la natura del post e, se confermato il messaggio recepito da gran parte dei tifosi, di non legare più il marchio Roma a iniziative simili. Rispettiamo l’opinione, non la presenza della nostra amata squadra in certi ambiti.
Chiediamo alla società AS Roma di dissociarsi da tale iniziativa, ribadendo, ancora una volta, la sua sensibilità in ambito sociale, che fin qui non ha mai perso occasione di mostrare.
No Cengiz, la Roma non c’entra e non entrerà mai nella questione.
No Cengiz, “Not in my name“.