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Amarcord, 14 gennaio 1906: Nasceva “Sigghefrido” Volk, il primo bomber della Roma

Punta storica della Roma, in poco tempo divenne l’idolo di Campo Testaccio, segnando nella sua carriera 103 gol con la maglia giallorossa

“Vorche è ‘n mago pè segnà”! Così cantavano i tifosi romanisti nel celebre inno “Campo Testaccio”. Il 14 gennaio del 1906, a Fiume, allora sotto l’egida del Regno Austro-Ungarico, nasceva Rodolfo Volk: giocatore unico per i suoi tempi, inizia la carriera in patria, nella Gloria Fiume (poi fusasi con l’Olympia in Fiumana), per poi passare alla Fiorentina, dove giocherà sotto lo pseudonimo di Bolteni fino al 1927. Nel 1928, dopo essere ritornato nella natia Fiume, e dopo aver creato con il compagno di squadra Mihalich la coppia più prolifica del campionato, arriva alla Roma, in maniera quasi casuale: fu infatti la Federazione a scegliere la meta del giocatore, poiché Roma e Napoli avevano scatenato una vera e propria guerra per riuscire ad ottenere le prestazioni di Volk e Mihalich.

Alla Roma diventa subito un idolo: esordisce il 30 settembre del ’28, nella prima partita di campionato, contro il Legnano: la partita terminò 4-1 e due furono le reti del nuovo acquisto. Nel suo primo anno in giallorosso arrivò a 30 presenze e 24 reti, mentre l’anno successivo fu l’autore della rete decisiva che permise alla Roma di vincere il primo derby della storia. Dotato di un tiro incredibile e della capacità di segnare da qualunque zona del campo, Sigghefrido riesce a far innamorare romanisti e non, arrivando, nel suo terzo anno giallorosso, a vincere la classifica capocannonieri con 29 reti. Con la Roma arrivò a collezionare 103 gol in 157 presenze, divenendo per anni l’unico calciatore a superare le 100 reti in Serie A, record successivamente battuto da Pruzzo prima, e Totti poi.

Dopo una parentesi toscana, a Pisa dal ’33 al ’34, tornò in patria per concludere la carriera da calciatore nella sua Fiumana. Chiusa la parentesi calcistica tornò a vivere a Roma, dove svolse il ruolo di usciere alla sede del Totocalcio a Ponte Milvio, e di fattorino della piscina del CONI al Foro Italico. Muore, solo e completamente in miseria, il 2 ottobre del 1983, in una casa di cura dei Castelli Romani. Con i suoi gol, ha contribuito a portare la Roma ai vertici del calcio italiano, nei primi anni della sua storia.

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