Viaggio attraverso il vivaio giallorosso
Il dietro le quinte del calcio giovanile è un sistema complesso e organizzato. La Roma vanta uno dei migliori vivai d’Europa. Il responsabile, da sei anni, è Massimo Tarantino. Si inizia con i “casting” degli scout che effettuano le selezioni e portano i più bravi a Trigoria, poi direttori e staff tecnico filtrano le scelte. Le rose delle squadre giovanili sono corte (due calciatori per ruolo più qualche “jolly” in caso di sovrabbondanza di talento) per non lasciare nessuno fuori dai convocati e far vivere un’esperienza positiva ai bambini. La militanza nelle giovanili dura circa 10 anni, nei quali il club prova a formare i professionisti di domani.
Nei colloqui iniziali con le famiglie non si vendono sogni: sono più i ragazzi che si perdono che quelli che arrivano in Serie A. Il club giallorosso è quello che produce più giocatori con alte probabilità di arrivare almeno in Primavera. I baby calciatori cominciano con l’incontrare l’allenatore, il collaboratore, il preparatore atletico e il team manager, oltre a uno psicologo che accompagna famiglie e ragazzi nel percorso. La scuola convive con il percorso da calciatore: è presente un tutor scolastico (il professor Manrico) e gli insegnanti possono non far convocare un ragazzo con delle note ufficiali alla società in caso di comportamenti sbagliati tra i banchi. All’interno del Fulvio Bernardini è presente un liceo sportivo per i tesserati, mentre le scuole medie sono coperte dall’istituto paritario “Papa Giovanni Paolo II” di Ostia, con un servizio pullman riservato a chi dorme a Trigoria. Infine vi è un nutrizionista che istruisce i genitori per la dieta degli atleti. L’ex ds Monchi ha voluto il dipartimento di perfezionamento, composto da 6-7 “personal trainer” che lavorano individualmente sulle carenze dei ragazzi. Vi è, inoltre, un “dirigente accompagnatore” che li segue quando lasciano la Roma per andare in prestito.
Vi è una prova microfono: i tecnici vengono microfonati una volta al mese, ascoltano la registrazione e si auto valutano alla presenza dello psicologo. I ragazzi vengono abituati da subito a convivere con il GPS applicato sulle casacche di allenamento. Nella sala video, i baby calciatori non studiano gli avversari bensì rivedono le proprie azioni per analizzare gli errori e migliorare. Calcio femminile: la Roma ad oggi conta 120 bambine (il club giallorosso ha già una Primavera Femminile e una Prima Squadra che quest’anno ha partecipato per la prima volta alla Serie A. Si parta dalla Under 15, poi più in basso con l’età ci sono le formazioni miste.