Le parole del 39enne di Civitavecchia
Manuele Blasi, doppio ex di Fiorentina-Roma, è stato intervistato dall’AS Roma Match Program:
“Alla Roma resto legato. Ci sono cresciuto e diventato professionista“.
Passò al Perugia nella sessione di trasferimenti di gennaio del 2000, nell’ambito dell’operazione di Nakata alla Roma e Alenitchev in Umbria alla corte del presidente Gaucci.
“Avevo 20 anni ancora da compiere, il mio desiderio era di andare a giocare con continuità in qualche altra squadra. Già mi ero fatto un anno a Lecce in Serie B e qualche presenza in prima squadra nella Roma, con l’esordio in A contro il Piacenza da subentrante e nella sfida con l’Udinese dall’inizio. Ma Capello non vedeva tantissimo i giovani, andare altrove era la miglior soluzione. Però restai male per una cosa…”.
Per cosa?
“Per il fatto di essere ceduto a titolo definitivo. Ero affezionato alla Roma, venni fuori da una lunga trafila nelle giovanili. Ebbi grandi tecnici come Bruno Conti, Mauro Bencivenga, Ezio Sella, Aldo Maldera. Gente di spessore, che mi formò sui campi di Trigoria. Ovviamente, non mi opposi e accettai di buon grado di entrare in quell’affare che riguardava Nakata. Evidentemente, la mia carriera doveva farsi altrove. E così, alla fine, successe”.
A Perugia trovò la giusta collocazione all’epoca, anche in campo.
“Sì, Cosmi mi diede fiducia e mi cambiò anche ruolo. Da esterno di centrocampo, mi impiegò centrale sfruttando le mie doti di corsa e aggressività che mettevo in ogni partita. Non segnavo tantissimo, anzi quasi mai, però facevo sempre la prestazione. Da quel momento, nessun altro tecnico mi spostò più da quella posizione di mediano di quantità. A Serse devo tanto, è stato importante per la mia carriera”.
Anche per Cesare Prandelli è stato un calciatore importante, tanto che la definì il “Davids bianco”.
“Lui l’ho incrociato in due diverse città. Parma e Firenze. Alla Fiorentina segnai il mio unico gol della carriera, in una partita contro la Reggina, ma restai solo un anno. Ero in prestito dalla Juventus”.
Capello lo ritrovò proprio in bianconero, nelle due stagioni 2004-2005 e 2005-2006.
“Giocai più di 50 partite in due anni in quella Juventus che a centrocampo aveva campioni del calibro di Vieira, Emerson, Nedved, Camoranesi. Mi ritagliai il mio spazio, ovviamente ero un altro giocatore rispetto a quello che Capello ebbe nella Roma. Devo dire che ogni esperienza fatta, ogni allenatore avuto, hanno determinato qualcosa nella mia vita”.
Cerca di trasmettere le esperienze maturate negli anni ai calciatori della sua squadra?
“L’intento è proprio questo. Da ciascun tecnico ho preso qualcosa e ho cercato di farlo mio, mettendoci le mie idee. Anche questa esperienza a Malta mi sta dando tanto da un punto di vista professionale e umano. Le condizioni della società non sono delle migliori, qualche problema di gestione del club esiste, eppure ognuno di noi dà il massimo in ogni partita. Ci stiamo estraniando da tutto il contorno”.
I suoi interessi, peraltro, sono anche fuori dal campo. Sul profilo Instagram ha pubblicato un post riguardante la crescita di un’azienda di orologi e gioielli.
“L’azienda si chiama Blem Luxury Watches. Sto seguendo quest’attività collaterale da un po’ di tempo. Sono in società con l’attore napoletano Biagio Izzo e l’amico Michele Lettera. L’altro giorno sul quotidiano Il Mattino siamo usciti in uno speciale del giornale tra le aziende eccellenti”.
Tornando al calcio, il suo obiettivo è di tornare a lavorare in Italia?
“Per ora sto bene all’estero. Sinceramente, preferisco restare fuori. Ti cimenti con una lingua diversa, una cultura differente, ti formi come uomo e come professionista tanto di più che in Italia. Ve lo dice uno che ha girato e non è mai stato fermo…”.