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Giannini (San Marino): “Quando Diawara arrivò da noi aveva due gambe secche e due occhioni spauriti”

Le parole della numero uno e dg del Cattolica San Marino

Marusia Giannini, presidente e dg del Cattolica San Marino (ex San Marino Calcio) è stata intervistata dall’AS Roma Match Program e ha parlato di Amadou Diawara:

Quando arrivò dalla Guinea, Amadou aveva due gambette secche e due occhioni spauriti. Non aveva ancora diciotto anni, però il talento era immenso anche allora“.

Si sente a suo agio in un sistema tanto maschilista?
“Ho 50 anni, lavoro nel calcio da circa 15 e non ho mai avvertito della diffidenza nei miei confronti, nonostante operi in un ambito con tanti uomini. Mi sono sempre posta con serietà e rispetto verso il prossimo, facendomi apprezzare per il lavoro e la competenza. Senza risultare eccessivamente sfrontata, ma è così”.

Come lo portaste a San Marino?
“Era il primo maggio 2014, a fine campionato. Noi avevamo uno scout del club in quella parte dell’Africa dove c’è la Guinea. Diawara veniva da una realtà calcistica particolare, dove le strutture e i campi non erano attrezzatissimi. Giocava su terreni di terra, dove ciclicamente vengono organizzati degli stage per mettere in mostra i ragazzi più bravi. Lui era uno di questi, aveva un altro passo. E per questo lo prendemmo subito. Quando arrivò all’aeroporto di Bologna, era un ragazzino impaurito, magrissimo di fisico. Mi presi cura di lui, lo presi per mano dai primi momenti”.

All’inizio, dove andò a vivere Amadou?
“In una casa dove c’erano altri ragazzi delle giovanili. Lui si integrò subito e non ebbe grandi problemi a rapportarsi. Dopo un mese e mezzo, più o meno, capiva l’italiano e in poco altro tempo imparò a parlarlo. Ho ancora un’immagine precisa di lui in testa…”.

Quale?
Ogni mattina veniva in ufficio con delle cuffie in testa che gli avevamo dato le lezioni di una voce guida per imparare più velocemente la lingua italiana. Poi, una volta terminata la lezione, si metteva in contatto con gli amici e i parenti a casa sua in Guinea attraverso Skype”.

Calcisticamente, quanto ci mise ad ambientarsi?
“Andò subito in ritiro con la prima squadra in estate, poi – per via di un tesseramento complicato – esordì in una gara ufficiale solo sei mesi dopo, il 2 febbraio 2015 contro l’Ascoli, nel campionato di Lega Pro. Giocammo al San Marino Stadium. Perdemmo, ma fu un grande incontro. Già dalla prima partita sbalordì tutti per padronanza del ruolo e qualità nelle giocate. Non a caso, da quel momento le tribune iniziarono ad affollarsi di osservatori e dirigenti di squadre di Serie A e di Serie B. Oltre ad Amadou, avevamo anche altri ragazzi molto interessanti. Che oggi sono in Serie A”.

Stefano Sensi e Andrea Lamantia.
“Esattamente. Con Stefano formavano un centrocampo di grande qualità. Non a caso, l’anno successivo andarono via entrambi da professionisti. Sensi tornò al Cesena in prima squadra, in Serie B. Diawara fu preso dal Bologna in Serie A da Corvino”.

Diventando subito titolare in rossoblù, peraltro.
“Già. Lo stesso Amadou mi raccontò che giocò per caso la prima partita, in Coppa Italia contro il Pavia (vinta 1-0 dal Pavia, ndr). Durante il match, si fece male un titolare del centrocampo. Ed essendo l’inizio della stagione, il tecnico Delio Rossi non aveva tante alternative a disposizione. Mise Diawara nel secondo tempo e da quel momento non uscì più di squadra, diventando il giocatore più utilizzato dal Bologna alla fine dell’anno. Pensare che, inizialmente, era stato preso solo per la Primavera”.

E in meno due anni dal suo arrivo in Italia, si ritrovò a giocare a Napoli. In Champions League.
“Peccato che con Sarri e Ancelotti non abbia trovato il giusto spazio, che meritava. La Roma, da questo punto di vista, è stata lungimirante a prenderlo a buone condizioni e a dargli fiducia. Il tecnico Fonseca si fida di lui, si vede”.

Lo sente ancora?
“Ho avuto contatti con lui a lungo, anche dopo la sua esperienza qui a San Marino. Poi, con il tempo, ci siamo un po’ persi. Ma è normale. Comunque, mi fa piacere salutarlo qui attraverso di voi e gli mando i migliori auguri per il futuro, che diventi sempre più un giocatore importante per la Roma. Se lo merita, Amadou”.

 

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