La Roma prova a rialzarsi dopo la disfatta di Reggio Emilia
Diciamocelo: Reggio Emilia è stata uno tsunami rispetto all’idea che ci stavamo facendo della Roma. Fino a una settimana fa, l’impressione diffusa era che le partite andate storte fossero figlie di piccoli dettagli sfortunati, di sottovalutazioni singole o di gruppo, di difformi interpretazioni arbitrali, di chiare manifestazioni di destino avverso. Col Sassuolo no. Col Sassuolo la Roma ha perso e ha perso male. Senza giustificazioni. Male l’allenatore, male i giocatori, male la società (con quell’intervento non gradito di Petrachi all’intervallo). Uno tsunami.
Stasera in campo, salvo sorprese, non ci sarà, ed è un peccato perché avrebbe sicuramente apprezzato il riconoscimento che l’Olimpico, stavolta anche nella sua versione giallorossa, gli avrebbe tributato. A lui peraltro la Roma non ha mai fatto sconti: da allenatore ci ha giocato contro 18 volte: ne ha vinte appena 3, 4 i pareggi, 11 le sconfitte.
Bisogna vincere, ama dire il tifoso prima di ogni partita. Per un motivo o per un altro sono quasi due mesi che non risuona «Grazie Roma» al termine di una gara casalinga: l’ultima volta è stato con la Spal lo scorso 15 dicembre e anche quella è stata una rimonta, 3-1 dopo il gol iniziale di Petagna, ultima di quattro vittorie consecutive tra le mura che si potevano a buon titolo definire “amiche”. Lo scrive “Il Romanista”.