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L’esordio di Totti e la profezia, Mandolesi: “Era già forte ma ebbi fortuna”

Il 28 marzo del 1993 Francesco Totti esordiva in Serie A. Lo storico telecronista lo “investì” come predestinato, e a ragione

Il 28 marzo del 1993 Francesco Totti faceva il suo esordio in Serie A. Un momento storico, come disse all’epoca lo storico telecronista Alberto Mandolesi, che sul quotidiano Il Romanista racconta come avvenne quell’idea:

“Un fatto storico, “vogliamo un po’ esagerare”, specificai in cronaca e la cosa nacque dalla mia ammirazione per la scuola dei telecronisti brasiliani che avevo conosciuto perché per quasi un anno avevo vissuto in Brasile, loro erano dei maestri, io cercavo di emularli in tutto e per tutto. Quando è entrato Totti ho voluto esagerare un po’, anche se si parlava già di lui, si vedeva che era forte. In quel periodo lo seguivo molto, stavo sempre a Trigoria, e mi lanciai con una cosa che, anche se spesso a Roma si dice dei giocatori giovani “questo di diventa il nuovo qualcuno”, non avevo mai detto per nessuno e mai ho detto in seguito per altri. Certo non sapevo né immaginavo che avrebbe scritto e per così a lungo la storia della Roma. Sarà stato un suggerimento del Padreterno…”.

Un fatto che è rimasto anche storico per la tv e la radio, tanto che ancora oggi si ricorda l’episodio: “Qualche anno fa è successo un fatto curioso, improvvisamente le visite del mio canale Youtube si moltiplicarono in una giornata. Scoprii che la Lega calcio aveva pubblicato il video dei 53 secondi della radiocronaca dal mio canale in onore di Francesco. Quando lo incontro gli faccio sempre la battuta che mi ha allungato la carriera…”.

E sempre da Mandolesi, che in quanto «prima voce del primo minuto di una radio privata a Roma» il 16 giugno del 2020 compirà 45 anni di radio, avvenne la prima apparizione televisiva, a Rete Oro, dell’allora Pupone: “Fu tre anni dopo, quando era diventato già un beniamino. Era ancora giovanissimo, schivo, non aveva molta proprietà di linguaggio, lo volevano tutti in tv, lo avevano invitato anche i canali nazionali, ma lui scelse di venire da me che lo avevo seguito dai suoi primi passi. Fu una scelta d’amicizia. Non lo vedo quasi mai, mi piacerebbe incontrarlo più spesso, gli voglio bene come allora, come quando in aereo, perché allora si poteva fare, ci sedevamo vicini tornando da una trasferta e mi chiedeva: “Ma tu come mi vedi meglio, trequartista, punta o mezza punta? Come lo vedo dopo il calcio? Io non riesco a vederlo fuori dall’ambito romanista onestamente, però credo che come talent scout può sicuramente fare molto bene. Se non ci capisce lui di calcio, chi ci capisce? Mi farebbe ovviamente piacere che tornasse alla Roma, chissà, con una nuova proprietà…”

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