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La separazione tra la Roma e la Nike: dall’insoddisfazione di Pallotta a un possibile cambio di proprietà

Accordo risolto tra i giallorossi e lo sponsor tecnico. Da una parte il malumore dei capitolini per una “fee” non ritenuta all’altezza, dall’altra lo “spettro” di una cessione dietro la rescissione

La Roma ha annunciato la separazione dalla Nike. L’accordo tra le parti è stato risolto e non andrà avanti, come inizialmente previsto, fino alla stagione 2023-24. Stipulato nel marzo 2013 a decorrere dalla stagione 2014-15, il contratto era decennale e prevedeva un compenso totale di 58.490.333 euro e prevedeva una “fee” (cioè una quota fissa annua) che andava dai 4 milioni di euro del 2014-15 a salire fino a poco meno di 4,25 milioni nel 2023-24, oltre a una percentuale variabile (tra il 7,5% e il 12% in funzione dell’effettivo fatturato netto) sulle vendite effettuate nel corso di ciascun anno di contratto e al 50% dei proventi netti di qualunque prodotto commercializzato con nomi, loghi, marchi o diritti di immagine collettiva della squadra di proprietà o nella disponibilità della Roma. Infine, previsti anche bonus per il raggiungimento di obiettivi sportivi, con possibilità di estensione dell’accordo per ulteriori due anni, fino al 31 maggio 2026.

Un “signing bonus” di 6 milioni di euro alla firma. Poi, per il 2014-15 e il 2015-16, un corrispettivo fisso di 4 milioni di euro a stagione più 1,060 milioni derivato dalle vendite, per un totale 5,060 milioni nelle due annate. Nel triennio 2016-19, il compenso fisso è rimasto di 4 milioni di euro, mentre la “Product Allowance” è salita a 1.111.500 euro, per un totale di 5.111.500 euro a stagione.

Nel 2019-20, ultima stagione dell’accordo, il fisso è salito a 4,12 milioni di euro con bonus di 1.165.575 euro, per un totale di 5.285.575 euro. Non si andrà oltre, con la Roma che non beneficerà dell’aumento della parte fissa a 4.243.600 euro (ultima impennata fino al 2024) e, per le stagioni 2022-23 e 2023-24, di una “Product Allowance” di 1.222.354 euro, non incassando i rimanenti 21.750.258 euro. Dalla Nike, in 7 anni, la Roma ha ricevuto 36.740.075 euro, circa 5,2 milioni a stagione di media.

Pallotta scontento

Non è un mistero che la Roma non fosse soddisfatta delle cifre dell’accordo con la multinazionale statunitense. Già dal giugno 2015, appena terminata la prima stagione con le maglie griffate Nike , in una delle (poche) visite di Pallotta nella Capitale, il presidente giallorosso dichiarò in una conferenza: “L’accordo con Nike ci garantirà notevoli incassi nel corso del tempo. Non siamo contentissimi della loro produzione, fondamentalmente devono darsi una mossa perché abbiamo una grossa domanda a livello mondiale e sta a loro aumentare la distribuzione: non farà loro piacere sentire queste parole, producono bellissimi kit, ma ora bisogna venderli. Devono distribuirli meglio, tanti tifosi non riescono a trovarli“.

Anche nel marzo 2017, in un’intervista rilasciata in America a Sirius XM FC, il bostoniano non utilizzò mezzi termini nel parlare della partnership: “Noi dobbiamo fare andare meglio le cose con la Nike – disse Pallotta, se devo essere onesto. Non sono assolutamente soddisfatto del nostro accordo”. A peggiorare le cose la difficoltà con la quale i tifosi giallorossi si sono dovuti  confrontare nel trovare (anche online) le attuali maglie da gioco in vendita.

Assemblea degli Azionisti dell’ottobre 2019

Nell’Assemblea degli Azioni dell’ottobre 2019, anche il Ceo della Roma, Guido Fienga, toccò l’argomento dei ricavi commerciali e, in particolare, dell’accordo con Nike: “Siamo abbondantemente sopra il Milan che sulla parte tecnica ha 13 milioni. La Roma ha compiuto passi importanti nel mercato italiano e siamo secondi dopo la Juventus. Lo sponsor Nike è un contratto che ha un’estensione di dieci anni, riteniamo che abbia un valore superiore e questo ci spinge a rinegoziare“. Ribadita anche da Fienga, due anni dopo le parole di Pallotta, la volontà di rinegoziare l’accordo. Probabile che le trattative non siano andate a buon fine e sia stato questo il motivo della rottura.

Cambio di proprietà?

Da non escludere che l’accordo possa essere stato risolto per le clausole presenti al momento della stipula.
Infatti, secondo il contratto, la Nike aveva diverse opzioni per interrompere, o in alternativa ridurre il compenso, la partnership. Esclusa la questione legata alla “mancata partecipazione a competizioni calcistiche europee per due stagioni sportive consecutive” (la Roma ha sempre partecipato a Champions o Europa League dal 2014), non può non saltare all’occhio la clausola che, sin dall’inizio, sembrava legare l’accordo tra la Nike e la Roma alla permanenza di Pallotta alla guida della società capitolina.

Nel prospetto informativo è sottolineato che “Nike ha diritto di terminare il contratto prima che la Prima Squadra inizi a giocare le proprie partite casalinghe presso il nuovo stadio, in caso di cambio di controllo del club o della persona o entità che direttamente o indirettamente lo controlla, di fusione o di altro trasferimento che coinvolga o riguardi il club o tutti i beni del club ad una persona o entità che non ne avevano il controllo alla data della stipula del contratto“.

Aleggia quindi lo “spettro” del cambio di proprietà. Adesso comunque toccherà a Francesco Calvo, Chief Operating Officer della Roma, trovare un nuovo accordo per le stagioni a venire, o meglio, a partire dal 2021-22, poiché Roma e Nike hanno stipulato un nuovo accordo per la stagione 2020-21, con la maglia ispirata a quella “ghiacciolo” del 1979-80 confermata per il prossimo anno: “La risoluzione anticipata di questo accordo commerciale consentirà all’AS Roma di esplorare nuove opportunità nel mondo dei materiali tecnici e del licensing“. Lo farà con una nuova proprietà?

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