I giallorossi falliscono diverse occasioni nel primo tempo, poi calano vistosamente nella ripresa
Falsa partenza: metà partita non basta alla Roma, con la lingua di fuori nella ripresa. Impotente contro il Verona dimezzato nella rosa tra assenze e cessioni: 0-0 al Bentegodi. Dove Dzeko resta in panchina: la conseguenza è il digiuno. Dan Friedkin è seduto in tribuna con il figlio Ryan. E con Mark Watts, presidente del gruppo, e il Ceo Fienga. Il texano prende, insomma, subito le distanze dalla proprietà uscente e assente. E mette il timbro già al via della Serie A. Fonseca fa il possibile per partire bene davanti al nuovo proprietario. E, confermando il 3-4-2-1, punta sulla qualità degli interpreti. Così piazza Cristante, centrocampista più offensivo che di interdizione, in mezzo a Mancini e Ibanez in difesa, e sceglie la formula del doppio trequartista, con l’esordiente Pedro e il capitano Pellegrini che si dedicano al falso nove Mkhitaryan.
Lo spirito, almeno all’inizio, è giusto. Controllo del match, in alcune fasi alzando il ritmo e quindi andando in pressing a soffocare il Verona che, però, non è quello dell’ultimo campionato. Più povero e meno competitivo. L’assenza di Dzeko, o magari quella di Milik, cambia la storia del primo tempo. Spinazzola vola a sinistra e cerca di mandare a dama Mkhitaryan e Pedro. Che, però, fanno cilecca. Il dominio è evidente, delude invece il raccolto. Con 16 tiri, 5 nello specchio, aspettando l’intervallo, non arriva il vantaggio.
Anche Veretout partecipa all’assedio, Diawara resta invece sul posto. Il Verona resiste e la Roma, colpevole di aver sprecato la raffica di chance sparando a salve, rischia di andar sotto nel finale di primo tempo: Tameze entra in area e conclude: Mirante, chiamato in causa per l’esclusione di Pau Lopez, devia: la palla si stampa sulla traversa prima del salvataggio di Cristante. I pericoli aumentano nella ripresa. I giallorossi si abbassano. Schiacciati più dalla mancanza di fiato che dalla spinta della squadra di Juric. Tameze è ancora protagonista. Salta Mirante, ma non inquadra la porta. Come fa Di Carmine, ancora su affondo di Tameze. Dimarco prende con lo stesso tiro la traversa e il palo. Spinazzola replicherà colpendo la traversa. Lo scrive Il Messaggero.