Non sempre è il tecnico a pagare
Gomez e Dzeko erano capitani coraggiosi, capitani totem, Capitani con la C maiuscola. Oggi sono ex capitani ribelli e dimezzati, spediti altrove e degradati, senza maglia né fascia. Una storia è finita malamente, ricordando due sposi che s’erano amati e ora si tirano i piatti. L’altra sembra sul viale del tramonto, come una coppia che resta assieme solo per i figli, ma la notte letti separati.
Edin Dzeko era il moderno centravanti-regista, evoluzione dello storico prototipo Hidegkuti, immagine europea della Roma. Non a caso sospirato invano da Conte all’Inter un anno fa e da Pirlo per la nuova Juve. Troppo sospirato, forse. Chi avrebbe immaginato una Roma che può affrontare la Juve senza Dzeko ma con Borja Mayoral?
La rottura con Dzeko era nelle cose e soprattutto nelle parole dette dopo l’uscita in Europa League proprio col Siviglia, convitato di pietra delle due crisi: una sconfessione pubblica della gestione tecnico-tattica del portoghese, quasi un addio con vista sul bianconero. Dzeko però è rimasto, inghiottito e sputato nel girotondo con Suarez, Milik e Morata. Ma fin qui non è mai stato Dzeko. Può darsi che la testa fosse altrove. Il confronto da uomini veri con il tecnico ha fatto il resto. La società ha scelto e ora siamo alla pace armata, con Fonseca che però comanda e, tra le clausole, un addio alla fascia certo non temporaneo. Gomez è finito al tappeto, Dzeko ha straperso ai punti. Lo scrive “La Gazzetta dello Sport”.