L’intervista al portiere brasiliano protagonista delle sfide contro i Red Devils di oltre un decennio fa
L’ex portiere giallorosso Doni, che giocò le sfide della Champions League contro il Manchester United tra il 2007 e il 2008, è stato intervistato dal Corriere dello Sport. Queste le sue parole:
Non per girare il coltello nella piaga, però cosa è successo quella famosa sera del 7-1?
Che ti posso dire. E’ una di quelle partite indimenticabili che però non vorresti ricordare. Appena ci siamo accorti che la partita era cominciata perdevamo già 4-0. Eravamo come paralizzati.
Cosa deve fare la Roma di oggi per non affondare?
“La Roma è una grande squadra e deve giocare con coraggio. Credo che un vantaggio ci sia, rispetto ai tempi miei: l’assenza di pubblico. Old Trafford quando è pieno ti mette i brividi, non si sente niente per la carica dei tifosi. Le porte chiuse possono aiutare. Come però aiuteranno il Manchester United all’Olimpico”.
Al collega Pau Lopez cosa suggerisci?
“Di stare calmo e concentrato. Io in quel 7-1 non sono riuscito a salvare la squadra pur facendo qualche parata. Il portiere non deve mai abbassare la tensione, specialmente in partite così importanti”.
Perché i portieri faticano ad imporsi alla Roma?
“Giocare nella Roma non è facile. In tanti sognano di indossare quella maglia, ma in pochi riesco a rimanerci a lungo. E’ un discorso di testa, penso. Ci vogliono freddezza, equilibrio, capacità di isolarsi, nel bene e nel male. Per i portieri poi è tutto esasperato, perché è più visibile e definitivo”.
Ti manca Roma?
“Sono sincero: no. E nemmeno il calcio. Sono stato benissimo, buona parte della mia famiglia è rimasta a vivere là, ma io ho fatto un altro percorso. Il calcio mi ha dato tanto, ma la mia vita ora è cambiata. Con mia moglie ci siamo trasferiti a Orlando in Florida per dedicarci ad una nuova attività. Ho una ditta edile e ho già costruito oltre 3000 case. I miei figli sono negli Stati Uniti e sono felici. Non ho motivo di tornare indietro”.