E così anche la Roma di Mourinho si è fermata
E al settimo giorno, lo Special One si riposò. La prima sconfitta della Roma dopo sei vittorie di fila tra campionato e coppe arriva sotto il diluvio e a opera di un’ultima della classe. E arriva senza scusanti, come dice con onestà Mourinho.
Tanti attaccanti, tantissimi nel secondo round, ma tiri col contagocce. È la sintesi di una sfida che il Verona redivivo ha meritato di vincere: ha reagito, ci ha creduto e alla fine ha tenuto duro, come ai vecchi tempi. Tudor non poteva debuttare meglio: presto per dire se la sua cura guarirà tutto e tutti, ma è vero che ci ha già messo del suo, e soprattutto ha ridato ai giocatori l’antico ardore.
Il problema è che Mourinho lascia volentieri possesso e iniziativa agli avversari e con quei colossi da sprint che ha davanti aspetta il momento buono, cioè la ripartenza giusta, per colpire. Insomma, la situazione migliore per Mou, che ha speso anche Shomurodov nella linea a tre dietro ad Abraham. Per dire, in un’occasione la Roma in tre passaggi è arrivata in porta. Però il Verona si muoveva bene e ha avuto qualche occasione.
La Roma, che poi è passata al tridente, ha avuto due sole occasioni. Su una punizione di Pellegrini, Cristanteha colpito la parte alta della traversa. E venti minuti dopo Karsdorp, libero di crossare sulla sinistra (vero Ceccherini?) ha pescato Pellegrini che con un tacco delizioso ha bucato Montipò. Il magic moment di Pellegrini, il cinismo di gran qualità della Roma. Lo scrive “La Gazzetta dello Sport”.