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“Roma non deve far stancare anche Josè Mourinho”. E se lo dice Daniele…

De Rossi Mourinho

Daniele De Rossi, storico ex capitano della Roma, ha rilasciato  dichiarazioni che confermano come questa piazza potrebbe far scappare chiunque

Daniele De Rossi, storico ex capitano giallorosso, in occasione dell’ufficialità del suo nuovo incarico nelle giovanili azzurre, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla Roma e su Josè Mourinho. L’ex centrocampista conferma le difficoltà della piazza di Roma: “Spero che Roma non riesca a far stancare anche Mourinho“.

Dichiarazioni se vogliamo inquietanti visto che, dopo la conferma di un uomo che ha vissuto da dentro certe dinamiche per 20 anni, adesso c’è la paura che questa città distrugga anche lo “Special One”.

Che la piazza di Roma sia tra le più difficili in assoluto è cosa nota, forse perchè in questa città si parla di calcio H24 (festivi inclusi, ovviamente), come disse già Rudi Garcia nel 2013: “La differenza tra Roma e le altre piazza dove ho allenato è che, all’estero, la partita finisce al 90′.

Qui a Roma invece la partita non finisce mai, continua H24 tutto il giorno e se ne parla senza sosta. Roma respira calcio, vive di calcio e mangia calcio”. Poi, altro fattore purtroppo determinante in negativo, va aggiunto che, da quel 24 maggio 2008, la Roma non vince più.

Il celebre “Zero tituli” qui pesa come un macigno. Ogni nuova presidenza, ogni nuovo giocatore e ogni nuovo allenatore hanno sulla spalla lo scimmione del “Qui non si vince da 13 anni”. La pressione aumenta sempre di più. Questo vale per ogni ambiente, basta vedere cosa sta succedendo alla Ferrari dopo 13 anni senza alcuna vittoria: ogni anno la pressione aumenta a dismisura e manda in tilt anche gli uomini che si credevano assoluta sicurezza per il progetto.

Qui a Roma, finchè non tornerà un trofeo in bacheca, la pressione aumenterà sempre e, ogni anno senza vittorie, sarà sempre più difficile. Il concetto di “tempo”, sempre nominato da Mourinho, per i tifosi purtroppo è difficile da mandare giù.

Dopo la presidenza Sensi la pazienza dei tifosi giallorossi è stata idealmente “resettata” e, dopo la fine dell’era Pallotta, la fiducia si è rinnovata con il nuovo progetto dei Friedkin. Purtroppo, però, dopo i primi risultati negativi e l’umiliante 6-1 in Norvegia, lo scimmione degli “0 trofei” torna sempre prepotente sulla spalla.

Andando a vedere nel passato, più o meno recente, notiamo come praticamente tutti gli allenatori, ad un certo punto, si siano quasi “arresi all’ineluttabile“. Persino “il barone” Liedholm, al suo ritorno in panchina negli anni ’90 per aiutare una Roma in grandissima difficoltà, fu accolto da un enorme striscione all’Olimpico: “Caro Barone, quando la pensione?”. Un allenatore che a Roma ha vinto 1 Scudetto, 3 Coppe Italia e disputato una finale di Coppa Campioni.

Molto più vicino ai nostri giorni sono le esperienze del primo Ranieri, la parentesi Montella e, soprattutto, di Luis Enrique. Il primo, dopo aver sfiorato Scudetto e Coppa Italia nel 2009-2010, l’anno dopo si dimise dopo una clamorosa rimonta da 0-3 a 4-3 del Genoa.

Ricordiamo tutti l’immagine di Ranieri che, a fine primo tempo avanti 0-3 attraversando il campo, scuoteva la testa come se in realtà il risultato fosse rovesciato. Al suo posto subentrò Montella e, in pochi mesi sulla panchina della Roma, l’allenatore campano sembrava già visibilmente invecchiato: capelli bianchi e rughe per lo stress della Capitale.

Uno dei casi più clamorosi di tutti è sicuramente quello dello spagnolo Luis Enrique: il primo allenatore dell’era americana di Pallotta. Dopo un anno difficilissimo, composto dall’eliminazione al preliminare di Europa League per mano dello Slovan Bratislava, un campionato mediocre (con entrambi i derby persi) e l’uscita dalla Coppa Italia per mano della Juventus, lo spagnolo sbottò in conferenza stampa:

Ma cosa ho fatto di male, in vita mia, per meritarmi tutta questa M….? Comunque state tranquilli, lo dico proprio per farvi stare sereni, qualche partita e non mi vedrete più. Non preoccupatevi”.

La piazza di Roma non è soltanto capace di far “stufare” gli allenatori, ma è capace anche di farli invecchiare: basta fare un semplicissimo paragone di fotografie degli allenatori, dal loro arrivo al loro ultimo giorno a Trigoria. Anche il portoghese Paulo Fonseca è finito in questo “tritacarne”.

Al termine della sua ultima partita sulla panchina giallorossa, Spezia-Roma 2-2 dello scorso maggio, i tifosi sui social hanno confrontato le foto del suo arrivo a Trigoria con quelle di quel giorno: la piazza di Roma aveva inghiottito anche lui, irriconoscibile.

In mezzo a tutte queste esperienze ci sono state anche altre parentesi, come quelle del ritorno di Zeman o di Rudi Garcia, entrambi esonerati. Negli ultimi anni, oltre a Capello, l’unico allenatore che ha dimostrato di saper stare sulla panchina dei giallorossi per più anni consecutivamente è stato Luciano Spalletti.

Ma anche lui, soprattutto nella sua seconda esperienza, mostrò qualche “crepa mentale” e preferì poi firmare con l’Inter: in quegli anni la questione Totti ha tenuto ovviamente banco, spaccando in due l’ambiente giallorosso.

Dopo Spalletti anche Di Francesco, Ranieri-bis e Fonseca si sono dovuti arrendere. L’unica parentesi di pura gioia è stata la semifinale di Champions del 2018, per il resto sempre stesso copione: ottimo inizio, illusione, un iniziale calo e poi il nulla totale. Le dichiarazioni di Daniele De Rossi, e anche in parte di Francesco Totti, confermano come la piazza di Roma sia difficilissima da gestire.

La speranza dei tifosi è che uno come Josè Mourinho, non solo abituato alle pressioni, ma che addirittura si nutre di quest’ultime per andare avanti, sia in grado di reggere e tirare dritto per la sua strada. A Roma possono avere lunga vita, o comunque vita mediamente più lunga degli altri, solo ed esclusivamente i top manager, oppure allenatori che sappiano essere un pizzico “folli”.

Perchè se a Roma sei razionale, lineare e tranquillo dopo cinque minuti rischi seriamente di impazzire e perdere completamente la lucidità.

Josè Mourinho rappresenta una sorta di “ultima spiaggia” per il tifo romanista che, nei decenni, ha visto fallire i più disparati progetti tecnici con molteplici profili d’allenatore, tutti diversi tra loro. Le parole di De Rossi e Totti allarmano e preoccupano (nonchè confermano), ma l’unico in grado non solo di non soffrirne, ma addirittura di prenderne energia, è Josè Mourinho.

In questo senso tutte le dichiarazioni contro lo Special One, soprattutto di opinionisti ed ex allenatori, ci auguriamo che abbiano caricato il portoghese che, di solito, “fa il pieno” con queste dichiarazioni avverse. Adesso tutti uniti attorno allo Special One, che non deve essere in discussione, e avanti col progetto e processo di rafforzamento della squadra.

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