Roma e Lazio al lavoro per i tagliandi venduti nelle gare con capienza ridotta
Il tifo torna in smart working. Spinta dal premier Draghi e dal picco dei contagi, la Serie A ieri ha cambiato le carte in tavola. Dal 15 gennaio fino al 5 di febbraio, data di ritorno in campo dopo la sosta per le nazionali, in tutte le competizioni si giocherà quasi a porte chiude: solo 5.000 persone potranno entrare sugli spalti.
Mourinho non avrà l’Olimpico pieno contro il Cagliari, il Lecce (iil 20 gennaio in Coppa Italia) e vedrà vuoto il settore ospiti di Empoli. “E io che ho la tessera, che faccio?”, si interrogano i 21.700 abbonati della Roma. Però a Formello, così come a Trigoria, dovranno al più presto rispondere a un’altra domanda ricorrente: come fanno i club a scegliere le 5 mila persone che possono entrare?
Le due società – in tempi così stretti – non hanno definito una strategia precisa. Anche perché non hanno ancora ricevuta linee guida ufficiali: i 5 mila presenti, in quali settori vengono posizionati? Nubi da chiarire.
I dirigenti comunque sono già al lavoro. Soprattutto quelli della Roma, che per media spettatori è prima in classifica: 48.527 tifosi, mille in più del Milan. Possibile che i giallorossi possano concedere la prelazione agli abbonati ma sarebbe una serrata corsa al posto. Altra ipotesi, molto plausibile: rimborsare la singola partita. Lo scrive “La Repubblica”.